A piedi dalla Giordania lungo la rotta balcanica

Goran Blazevic, di Umago, in marcia per 3500 chilometri fino al ritorno a casa previsto fra 5 mesi: «Voglio attirare l’attenzione sulle sofferenze dei migranti»
Goran Blazevic
Goran Blazevic

UMAGO. In cammino da solo per 3.500 chilometri, partendo dall’antica Petra, in Giordania, per arrivare a casa in Istria - se tutto andrà bene - tra cinque mesi. Il tutto con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulle mille difficoltà dei viaggi della speranza compiuti dai migranti che fuggono dalle zone di guerra verso l’Europa, alla ricerca di una nuova vita.

Il protagonista è Goran Blazevic, 33 anni, che dopo avere già percorso il Cammino di Santiago ed essersi recato a piedi - nel 2012 - da Umago a Roma ha deciso ora questa nuova avventura. Partito da casa in questi giorni dalla sua abitazione di Umago, ha raggiunto Milano da dove è poi volato per Atene e Amman. Da lì la meta di Petra.

Nel suo lungo viaggio di ritorno Goran attraverserà Israele, toccherà Cipro e prenderà poi la rotta balcanica: Grecia, Turchia, Albania, Montenenegro e Croazia. «Entrando in Turchia - ha detto infatti prima di partire - inizierò il cammino dei migranti. Mi sono deciso a farlo - ha aggiunto - per tutti coloro che sono lontani da una casa alla quale forse non ritorneranno mai più. Per il milione e mezzo di siriani che hanno trovato rifugio in Giordania, per gli oltre tre milioni di migranti fermi in Turchia, per le decine di migliaia che si trovano al confine greco-macedone e per tutti quelli che hanno attraversato la Croazia prima che la via balcanica venisse chiusa. Inoltre voglio camminare per tutti i palestinesi e iracheni ormai già dimenticati, e per i musulmani di cui voglio dimostrare la grande ospitalità».

Ma cosa ha spinto Blazevic ad agire così? «Mi sono chiesto spesso che cosa i migranti si aspettassero dall'Europa, che umanamente e moralmente è in caduta libera. Dalle persone intorno a me negli ultimi tempi ho sentito parole di chiusura, intolleranza, razzismo. Dalle nostre parti la gente è piena di paura. Un anno fa avevo tentato di raggiungere i centri di accoglienza per aiutare i migranti e dare il mio piccolo contributo in questa crisi umanitaria. Ero stato respinto con la scusa che c'erano già troppi attivisti presenti. Da lì ho iniziato a pensare a percorrere la rotta dei migranti. Senza trovare alcuna condivisione: tutti anzi mi dicevano che sarei morto, o che mi avrebbero rapito... Sono rimasto turbato da quelle reazioni, ma alla fine ho preso comunque la decisione di partire».

Quanto alle spese, Goran afferma di aver lavorato tantissimo negli ultimi tempi così da mettere da parte un po’ di soldi. «Non ho trovato alcuno sponsor poiché la mia avventura non è stata ritenuta interessante. Solo un’azienda di Buie - dice - mi ha procurato una giacca speciale che altrimenti non avrei potuto permettermi». Ma lui si è messo ugualmente in viaggio. (p.r.)

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