A Monfalcone sta per sorgere un inceneritore di rifiuti liquidi nella zona Lisert

La Nord Composites avvia l’iter per un termovalorizzatore. Consentirà all’azienda di abbattere le spese per lo smaltimento dei rifiuti liquidi. In corso le procedure autorizzative. Osservazioni entro mercoledì 29
Bonaventura Monfalcone-15.01.2020 Nord Composites-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-15.01.2020 Nord Composites-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. La società Nord Composites Italia srl (ex Polysystems) intende realizzare, nella sua sede al Lisert di via Timavo 61, vicino alla Mangiarotti, un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti liquidi che derivano dai propri processi produttivi, legati alla realizzazione di resine. Per questo progetto, a novembre, ha presentato al Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione istanza per il rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur).

La procedura è finalizzata a ottenere tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione ed esercizio dell’opera – costo stimato di circa 700 mila euro (più altri 30 mila per l’iter) – e in particolare: Valutazione di impatto ambientale (Via), Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e la comunicazione asseverata di inizio lavori per attività di edilizia libera.

Il progetto prevede l’installazione nell’area di via Timavo 61, già autorizzata alla produzione di resine sintetiche, poliestere ed alchidiche, di un impianto per la termovalorizzazione dei residui di reazione attualmente smaltiti in impianti di trattamento rifiuti esteri. Ciò, nelle volontà dell’azienda, renderà possibile recuperare energia termica, calore, che verrà impiegata nella fase di riscaldamento dei siti di stoccaggio esistenti.

Questo mediante uno scambiatore che porta alla produzione di acqua calda da reimpiegare. Il termovalorizzatore sarà posizionato nella zona esterna alla centrale termica già esistente. I principali impatti ambientali previsti da Nord Composites riguardano un «modesto incremento di emissioni in atmosfera ed emissioni di rumore», come «riduzione invece sulla produzione di rifiuti e di traffico veicolare».

La documentazione di progetto è consultabile sul sito della Regione o direttamente negli uffici interessati. Eventuali osservazioni sul progetto, comprese quelle del Comune, dovranno essere inviate al Servizio tutela della Direzione centrale difesa dell’ambiente, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso pubblico, risalente al 29 novembre, dunque entro il 29 gennaio.

La Nord Composites Italia ha avviato la produzione di resine nel settembre 2012, dopo il cambio di proprietà, passata in mano al gruppo francese. La tipologia è del tutto identica a quella della Polysystems da cui è stata rilevata l’attività a seguito della stipula di un contratto di affitto d’azienda. Dunque resine poliestere disciolte in stirolo, resine alchidiche disciolte in solvente (principalmente xilolo o toluolo o solvesso o acqua ragia o altro), polioli poliestere saturi (resine poliestere non disciolte in solvente, a base di acido adipico o suoi derivati). La capacità massima di produzione dell’impianto è pari a circa 34 mila tonnellate l’anno, quella del 2018 è stata di 28 mila tonnellate.

L’1% del fatturato annuo da 45 milioni di euro, dunque circa 450-480 mila, viene destinato dalla Nord Composites alla movimentazione e smaltimento delle acque reflue, circa 50-60 mila chili di scarti a settimana, trasportate con una dozzina di autocisterne al mese da Monfalcone in vari Paesi esteri, vista la saturazione dei siti nazionali: Austria, Germania, Spagna e Francia. «Un costo – come spiega il direttore Morris Cernic – che sta diventando insostenibile per l’azienda, dove risultano occupati 52 addetti, più un piccolo indotto di una decina di lavoratori».

Dunque appesa al termovalorizzatore, nell’ottica della Nord Composites Italia, la salvaguardia dei posti di lavoro. È esplicitato pure nella relazione tecnica: «L’azienda si è posta nella condizione di valutare l’investimento per l’installazione e la realizzazione di questo tipo di impianto atto a smaltire autonomamente le acque di produzione al fine di non mettere a rischio il proseguo dell’attività con ricadute anche occupazionali sul territorio locale».

«Il sistema di termovalorizzazione – conclude Cernic, che prima delle passate festività ha incontrato il sindaco – è progettato per garantire il pieno rispetto delle normative vigenti in merito alle emissioni in atmosfera. Stiamo parlando di un impianto poco più grande della centrale termica di un condominio. Si andranno a bruciare 200 litri di acqua all’ora, numeri piccoli, per chi si intende». Osservazioni, dunque, e poi palla alla Regione. 

Il Comune: valuteremo la pratica con puntiglio
 
Il 2 dicembre è giunta dalla Regione, con lettera, notizia della presentazione dell’istanza per il Paur relativa a un nuovo termovalorizzatore. Il Comune potrà avanzare proprie osservazioni entro il 29 gennaio ed è già al lavoro con l’Ufficio Ambiente (l’ingegner Eva Porciani sta seguendo la pratica), «affinché risulti molto chiaro ciò che secondo noi da questo progetto non emerge».
 
«Effettueremo, se necessario anche con perizie più approfondite – prosegue il sindaco Anna Cisint –, tutti i rilievi con puntiglio, come si deve fare in questi casi. L’ufficio ha già appurato, per quanto concerne gli ossidi di azoto (NOx), che la produzione stimata sarebbe di 2,29 tonnellate all’anno, equivalente allo 0,34% di quanto risulta invece emesso dalla centrale nel 2018, ovvero 662,56 tonnellate».
 
L’amministrazione non entra nei dettagli delle osservazioni, ma parla di «carente documentazione». L’obiettivo è dunque «stare col fiato sul collo». «Useremo tutte le norme – prosegue – per proteggere la salute dei cittadini. E con ciò non voglio dire che questo progetto, in qualche modo, la minacci. Ma a fronte di ogni piano che richiede Via e Aia è giusto verificare. L’azienda mira legittimamente al contenimento dei costi, a noi preme la salute»
 





 

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