A Monfalcone scomparsi 17 cimiteri militari
A Monfalcone e sulle alture carsiche che furono teatro del Primo conflitto mondiale, i cimiteri militari sono stati spazzati via prima dalla riorganizzazione delle sepolture avviata negli anni ’20 dello scorso secolo e poi dall’urbanizzazione.
Sull’altro fronte, quello della Galizia e dei Carpazi, di camposanti ce ne sono invece ancora a centinaia. E lì si trovano anche soldati “bisiachi” arruolati nel 97.o Reggimento di fanteria di Trieste dell’esercito austroungarico.
Nonostante dei cimiteri monfalconesi non sia rimasta traccia fisica, i documenti conservati anche nell’archivio militare di Vienna stanno permettendo a Marco Mantini, componente del Gruppo ricerche e studi Grande guerra del Cai Società alpina delle Giulie di Trieste, di ricostruirne la storia. Gli esiti della ricerca, che sta durando ormai da tre anni, sono stati illustrati da Mantini nel terzo convegno, organizzato quest’anno a Košice, nella Repubblica Slovacca, dal Visegrad working group for military cemeteries, un gruppo di lavoro sorto per iniziativa di associazioni ungheresi, polacche, delle Repubbliche Ceca e Slovacca.
All’importante appuntamento Mantini, entrato in contatto con il gruppo grazie alla collaborazione con un’associazione ungherese, si è recato assieme agli esponenti dell’associazione slovena Pot Miru, con cui il Comune di Monfalcone sta collaborando da tempo per la valorizzazione delle memorie della Grande guerra sul fronte dell’Isonzo.
A breve la ricerca sui cimiteri di guerra sfocerà fra l’altro, come spiega Maninti, in un progetto sulla memoria condivisa dei caduti sul monte San Michele. Il progetto sarà presentato a fine aprile congiuntamente dall’associazione Juliaest di Sagrado e dal Gruppo ricerche e studi Grande guerra del Cai Società alpina delle Giulie di Trieste.
Prima della concentrazione delle salme nel Sacrario di Redipuglia a Monfalcone erano presenti, nel corso della guerra, ben diciassette punti di seppellimento dei caduti. L’attuale parcheggio di via Matteotti ospitò, inoltre, il principale cimitero di guerra della città: per numero di sepolture, quasi ottomila (di cui duemila di soldati non italiani) nel 1928, ma anche per il valore artistico delle architetture realizzate per contrassegnare i ”recinti”, creati dai singoli reparti per custodire e onorare i propri caduti.
Nel primo dopoguerra le sepolture furono concentrate anche sul retro delle Scuole popolari, attualmente sede della scuola primaria Duca d’Aosta, nonchè nell’area vicino alla Marcelliana e nella zona del Cotonificio.
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