A Monfalcone in mille per il Ramadan: «Pronti a collaborare» VIDEO
MONFALCONE. Oltre 1.000 musulmani di Monfalcone e dei centri vicini si sono ritrovati ieri in città per la preghiera mattutina che sancisce la fine del Ramadan. Oltre 600 fedeli, tutti uomini, se si eccettua qualche bambina, si sono raccolti nella palestra polifunzionale di via Baden Powell, il cui utilizzo era stato richiesto al Comune dall'associazione culturale islamica Baitus Salat. Circa 500 i credenti, pure in questo caso tutti uomini, che invece hanno pregato negli spazi del Centro culturale Darus Salaam in via Duca d'Aosta. Lo hanno fatto in due turni, vista la capienza della sede.
Quella di giovedì è stata una giornata di festa, ma le espressioni di gioia sono state contenute rispetto agli anni scorsi. L'attacco terroristico di venerdì scorso a Dacca, che ha lasciato sul terreno 9 vittime italiane, ma anche gli attentati di Istanbul, di Baghdad con i suoi oltre 200 morti, della Medina hanno lasciato il segno sulla comunità musulmana monfalconese, in larga parte composta da cittadini originari del Bangladesh. C'è preoccupazione, quindi, ma anche attenzione da parte delle due associazioni culturali islamiche attive in città.
«Collaboriamo sempre con le forze dell'ordine, con la Digos in particolare - spiega Jairul Islam, portavoce della Darus Salaam di via Duca d'Aosta -. Osserviamo chi si avvicina al Centro culturale e chiediamo, nel caso in cui non lo conosciamo, se i documenti sono in regola, cos'ha magari nello zaino».
Due anni fa l'associazione ha allontanato un marocchino che voleva fermarsi a dormire nei locali di via Duca d'Aosta, acquistati e ristrutturati con le donazioni dei fedeli. La stessa attenzione c'è anche da parte dell'altro centro culturale, il Baitus Salat, di via Don Fanin. «Se vediamo qualcosa che non va, siamo i primi a segnalare - ha detto ieri il portavoce Rejaul Haq in un colloquio con il sindaco Silvia Altran prima della preghiera per la fine del Ramadan. É anche per la nostra sicurezza». I controlli o comunque il dialogo con la Digos è costante anche per il centro culturale di via Don Fanin, come ha confermato Rejaul Haq.
Nel confronto con il portavoce il sindaco Silvia Altran ha comunque rilevato le difficoltà di rapporti create in città dagli ultimi attentati e dall'immagine degli attentatori rimbalzata in Italia. «Anche voi però dovete capire che portare la barba o vestire tradizionale non vuole dire essere degli attentatori», ha ribattuto Rejaul Haq.
Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, rimane poi il "disagio", come l'ha definito il sindaco, provocato dalla scelta del velo integrale effettuata da almeno 15 donne bengalesi a Monfalcone o dalla vista di bambine piccolissime con il capo coperto. «Personalmente sapete che sono contraria al velo integrale», ha aggiunto il sindaco, chiedendo alla comunità islamica bengalese di effettuare un ragionamento sul tema.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo