A Monfalcone entro il 2025 stop al carbone per l’A2A
MONFALCONE È ufficiale: c’è l’ok del governo, entro il 2025 o in alternativa entro il 2030, a meno di anticipazioni imposte dal mercato, anche la centrale termoelettrica di Monfalcone dell’A2A, come la quasi totalità di quelle italiane, dovrà cessare l’utilizzo del carbone. A imporlo una prescrizione contenuta all’interno della Strategia energetica nazionale (Sen), definita in questi ultimi giorni a Roma, proposta e sostenuta anche dal Fvg in sede di Commissione energia della Conferenza delle Regioni, che fa specifico riferimento al concetto di decarbonizzazione dell’economia e di transizione energetica con il graduale abbandono delle fonti fossili.
Ne ha dato notizia l’assessore regionale ad Ambiente ed Energia, Sara Vito, che ha commentato l’emanazione del decreto del ministero dello Sviluppo cconomico e del ministero dell’Ambiente che adotta la Sen 2017, il Piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico. Secondo Vito, si tratta di un riconoscimento importante del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l’impianto di Monfalcone.
In realtà la strategia della decarbonizzazione è in preparazione da tempo da parte del governo. L’anticipazione era uscita nei mesi scorsi su alcune pubblicazioni e su siti specializzati. Del resto è un’onda che interessa tutti gli stati Ue. Anche perché, come ha scritto la scorsa settimana il Financial Times che cita uno studio di Carbon Tracker, think-tank sul clima (ha analizzato la situazione di oltre 600 impianti del Vecchio continente), più della metà delle centrali a carbone nell’Ue sono in perdita e quasi tutte, entro il 2030, entreranno in una «spirale di morte». Secondo l’analisi si potrebbero evitare 22 miliardi di perdite se nel prossimo decennio si riuscisse a uscire dal carbone.
Tuttavia c’è anche una forte spaccatura all’interno dell’Ue su quanto veloce debba essere l’uscita dal carbone perché ogni Paese vuole bilanciare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sicurezza energetica. Le centrali a carbone infatti sono la spina dorsale del sistema elettrico in molti paesi europei ma stanno affrontando crescenti difficoltà economiche derivanti dalle normative introdotte per ridurre le emissioni e dall’aumento della concorrenza delle fonti rinnovabili.
Circa il 54% degli impianti a carbone europei è già in perdita, spiega l’analisi di Carbon Tracker, e tale percentuale salirà al 97% entro il 2030 se i governi europei adotteranno le azioni necessarie per centrare i target ambientali previsti dall’accordo di Parigi.
«C’è da registrare - sottolinea Vito - anche il dialogo che la Regione ha inteso sviluppare con A2A per ricercare soluzioni condivise che portino ad una riconversione dell’impianto mirata alla sostenibilità ambientale e all’occupazione».
In particolare, Vito ha evidenziato la cosiddetta “position paper” prodotta dalle Regioni, le cui linee sono state poi recepite dalla Sen, alla quale l’assessore ricorda di aver contribuito introducendo il perseguimento degli obiettivi dello scenario “low carbon” per il quale è necessario «promuovere il riferimento ad un percorso di superamento della produzione di energia elettrica dal carbone a favore di sistemi ambientalmente più sostenibili». La Sen 2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto enti, operatori e esperti del settore energetico.
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