A Monfalcone A2A non molla il carbone

Il responsabile impianti termoelettrici del gruppo “boccia” la strada del gas: «Impossibile pensare a una simile trasformazione, il prezzo è insostenibile. Valutiamo invece le biomasse, purché compatibili. Il rinnovo dell'Aia? L'autorizzazione deve essere mantenuta oltre il 2017»

MONFALCONE Il Piano energetico regionale non farà chiudere la centrale A2A di Monfalcone. Potrà esserci una «riconversione graduale e non traumatica», un’«evoluzione» della centrale come spiega l’ingegner Massimo Tiberga, responsabile Impianti termoelettrici del gruppo A2A spa, che non lascia spazi al gas.

Il Piano energetico regionale prevede la “riconversione” del carbone: cosa ne pensate?

Quanto è previsto nel piano deriva da quanto emerso nei numerosi confronti aperti tenuti da A2A con la Regione in questi ultimi mesi, nel corso dei quali A2A ha dato la sua disponibilità a valutare scenari di riconversione graduale nel tempo della centrale termoelettrica di Monfalcone tenendo conto delle peculiarità proprie del Friuli Venezia Giulia, in particolare per quanto riguarda il possibile futuro utilizzo di biomasse vegetali.

La giunta regionale apre alle energie rinnovabili e al gas quale alternativa al carbone. Siete d’accordo?

Non è possibile pensare, allo stato attuale, a un riconversione a gas della centrale di Monfalcone per i motivi già pubblicamente dibattuti e ampiamenti noti, in particolare considerando l’attuale prezzo del gas per la produzione di energia elettrica che è incompatibile con l’attuale situazione italiana del mercato elettrico. A2A non ha invece precluso un’attenta valutazione di scenari di riconversione alle rinnovabili purché compatibili con gli impianti tecnologici installati in sito.

«A2A deve abbandonare il carbone»
Bonaventura Monfalcone-08.11.2011 Operazione dei carabinieri-A2a e zona Lisert-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Questa fase di “transizione” prevede, un tavolo di confronto con A2A e le istituzioni: cosa intendete proporre e accettare, alla luce delle disposizioni?

Un tavolo sul tema è già stato avviato da mesi, in accordo con la Regione, per valutare scenari di riconversione alternativi compatibili con gli indirizzi espressi nel Piano energetico regionale. Per mezzo di tale strumento è quindi previsto un continuo confronto con le istituzioni.

Questo processo di riduzione del carbone cosa comporterà per la vostra attività?

Comporterà, ce lo auguriamo, un’evoluzione della centrale in linea con i piani e le raccomandazioni emerse anche a livello comunitario in grado di soddisfare comunque le esigenze di produzione di energia elettrica proprie di un impianto come il nostro, garantendo nel contempo il soddisfacimento delle esigenze della Regione ove siamo presenti e la sostenibilità ambientale ed economica dei futuri interventi.

Andrete comunque al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale nel 2017?

La trasformazione di una centrale a carbone ad altra tecnologia prevede inevitabilmente tempi di realizzazione graduali non traumatici, non compatibili con una scadenza al 2017 e con le esigenze del mercato elettrico italiano. Per tale ragione valuteremo al momento opportuno come procedere ma, in ogni caso, sarà necessario mantenere la validità dell’Aia anche oltre il 2017.

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Se sì, dunque, sarete in grado di garantire comunque una diminuzione del carbone?

La prospettiva come già detto è di attuare una graduale trasformazione della centrale nel tempo, quindi con una progressiva diminuzione dell’uso del carbone.

L’azzeramento completo del carbone non avverrà in futuro?

Tale prospettiva è possibile in un futuro non prossimo, ma occorrerà valutare come cambierà il mercato della produzione elettrica in Italia e quali saranno le future esigenze in tema energetico.

Parliamo del gas, ritenuto dalla giunta regionale alternativo: nel Piano energetico si parla proprio di mini-rigassificatori, come quello di SmartGas, dicendo invece “no” al progetto di Zaule. Cosa ne pensate? Sareste disposti a diminuire la vostra produzione per l’inserimento del mini-rigassificatore?

Abbiamo più volte elencato le motivazioni che rendono al momento impossibile pensare a una trasformazione a gas della centrale di Monfalcone. Un investimento in tale senso allo stato attuale non avrebbe alcun futuro per la centrale di Monfalcone, a meno che non sia possibile approvvigionare il gas a prezzi compatibili con il carbone, cosa che allo stato attuale è impossibile anche solo ipotizzare. Pertanto è evidente come, ad oggi, non ci possa essere alcuna correlazione tra una centrale di produzione di energia elettrica e i rigassificatori.

Energie rinnovabili: per A2A significa aprire ulteriormente alle biomasse. Che sicurezza c’è a “trattare” questa materia?

Le attuali tecnologie consentono un utilizzo in combustione delle biomasse con impatti di molto inferiori sull’ambiente rispetto anche agli impianti tradizionali. Dipende poi di che biomassa si tratta. Se per esempio fossero biomasse vegetali garantite e derivanti dalle attività presenti in Friuli Venezia Giulia, non ci sarebbero particolari problemi di sicurezza legati al riutilizzo per il loro recupero energetico.

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Avete speso 25 milioni per il Denox: quindi di chiudere con il carbone non se ne parla?

L’investimento del Denox è stato un obbligo imposto dal ministero e dagli enti locali ai tempi dell’emanazione dell’Aia della centrale al quale A2A sta ottemperando nel rispetto dei vincoli imposti. I nuovi Denox garantiranno un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale della centrale sul territorio (da considerare alla luce dei vari studi ambientali effettuati sul territorio da più enti sia pubblici che privati).

I residenti hanno letto nella decisione della giunta regionale uno “stop” al carbone dopo il 2017...

Non mi pare che questa affermazione sia suffragata da quanto previsto nel Piano energetico emanato dalla Regione.

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