A marzo la gara per il restyling della galleria di piazza Foraggi

La riqualificazione attesa da quasi vent’anni si avvicina. Al netto di intoppi, intervento da 18 mesi al via in estate
La galleria di piazza Foraggi in una foto di repertorio di Massimo Silvano
La galleria di piazza Foraggi in una foto di repertorio di Massimo Silvano

TRIESTE La gara per aggiudicare l’appalto della riqualificazione della galleria di piazza Foraggi si terrà entro marzo, aprile al massimo. Si è quasi conclusa infatti la procedura di verifica del progetto, che approderà in giunta nelle prossime settimane. A quel punto, se tutto andrà liscio, i lavori potrebbero partire in estate. Commenta il sindaco Roberto Dipiazza: «È l’ultima grande bruttura che dobbiamo eliminare. Non vedo l’ora che parta il cantiere».

Le sventure ormai mitologiche del tram di Opicina insegnano che, quando si parla di opere pubbliche, è sempre meglio andarci cauti con i tempi. Il Comune conferma però che il procedimento per l’opera, attesa in città dai tempi in cui a Muggia c’erano i veneziani, è ormai alle battute finali.

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La versione di Lodi

Spiega l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi: «Stiamo concludendo la validazione del progetto, che porterò in giunta in queste settimane così da poter fare la gara il prima possibile».

Trattandosi di lavori per importi superiori ai cinque milioni di euro, le normative impongono una gara europea: «Ci prenderà del tempo in più rispetto a una gara canonica - dice Lodi -, ci vorrà qualche mese». L’idea del Comune, come accennato, è quindi avviare il cantiere durante l’estate. Sempre che non ci siano intoppi: «Speriamo non ci siano sorprese - riflette Lodi alzando le mani - perché bloccherebbero l’opera. Si tratta dell’intervento più importante a cui stiamo lavorando, una cosa che la città attende da tantissimo tempo. Deve partire assolutamente». Auspicio condiviso anche dal primo cittadino.

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Costi e procedure

Il costo dell’opera si attestava inizialmente attorno ai 10 milioni di euro, ma adesso ha raggiunto quota 12 milioni.

Un aggravio di costo da circa un milione è dovuto alla tecnica scelta per l’intervento: un soppalco semovente che consentirà lo scorrimento del traffico anche a lavori in corso. Gli uffici e la giunta ritengono che il costo sociale di chiudere la galleria sarebbe eccessivo, visto che comporterebbe tagliare in due la città: fra misure alternative e problemi per Trieste Trasporti (che vedrebbe stravolta la mappa delle linee e a cui il Comune dovrebbe dare 800 mila euro) si finirebbe per spendere di più.

Trattandosi di un intervento tanto corposo, nei mesi scorsi gli uffici hanno dovuto lanciare anche una gara per la verifica e la validazione del progetto, quella che appunto va concludendosi in questo periodo. Un fattore che ha contribuito al nuovo slittamento di date: quando il progetto fu presentato nel 2018, l’ambizione della giunta era quella di avviare i lavori entro la fine dell’anno scorso.

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Una storia infinita

Si tratta tutto sommato di un ritardo veniale, se si considera che l’intervento fu inserito tra le opere improcrastinabili dalla prima giunta Dipiazza nell’ormai lontanuccio 2002.

Come molti triestini sanno, le intenzioni hanno mancato di tradursi in pratica per un motivo o per l’altro da allora a oggi, tanto con le amministrazioni guidate da Dipiazza quanto con quella di Roberto Cosolini.

Ponendo che il cantiere proceda tranquillo e senza interruzioni di sorta, la durata prevista è di 18 mesi, e finirebbe quindi fra gli ultimi mesi del 2021 e l’inizio del 2022.

Si tratta di un risultato su cui Dipiazza aveva puntato con forza già in campagna elettorale nel 2016, contando anche sul venir meno dei vincoli di bilancio che bloccarono l’opera in era cosoliniana, e che con tutta probabilità intende mettersi in tasca – con il via e i lavori in corso – prima del prossimo appuntamento elettorale, a primavera dell’anno venturo.

La possibilità che il cantiere e i disagi (per quanto calmierati dall’ormai leggendario soppalco) influiscano sugli umori dell’elettorato non pare scalfire il primo cittadino: «Ma cosa c’entrano le elezioni! Qua ci sono cose che bisogna fare e basta», chiosa. —


 

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