A Lubiana scoppia la guerra dell’Iva

La Lista nazionale di Virant boccia l’aumento delle aliquote. E il governo Bratušek rischia di non avere i voti in Parlamento
Di Mauro Manzin

TRIESTE. Mentre il ministro delle Finanze Uroš ‹ufer è ad Atene per spiegare al presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem la soluzione trovata dalla Slovenia per colmare il buco di bilancio derivato dalla bocciatura da parte della Corte costituzionale della tassa sugli immobili (la cosiddetta Imu slovena) con l’aumento delle aliquote dell’Iva, a Lubiana la stessa soluzione non è più così scontata come qualche giorno fa.

A dire «non ci stiamo» è la Lista nazionale presieduta dal ministro degli Interni, Gregor Virant, la cui segreteria ha bocciato all’unanimità il provvedimento “tappabuco” di bilancio. «Non possiamo in un così breve lasso di tempo (meno di un anno) aumentare per due volte l’Iva - afferma Virant - e andare a gravare così sul settore economico che già dispone di poco ossigeno per respirare». Per il ministro degli Interni il “collega” delle Finanze, Uroš ‹ufer, definito tra l’altro come il principale colpevole per l’annullamento dell’Imu da parte della Consulta, deve elaborare un pacchetto di soluzioni alternative e poi portarle all’esame dei partner di coalizione. Inoltre lo stesso Virant fa notare che l’ulteriore aumento dell’Iva determinerebbe una riscrittura dell’accordo di coalizione, che come liberali una siffatta decisione è un problema enorme e che bisogna trovare misure alternative prima di andare a colpire l’economia e il contribuente.

Virant non parla di crisi di governo o di uscita della Lista nazionale dal governo, ma il messaggio lanciato alla premier Alenka Bratušek è chiarissimo. Anche perché lo stesso Virant rischia di beccarsi una mozione di sfiducia in Parlamento per una brutta faccenda legata al presunto e poco chiaro acquisto da parte del ministro degli Interni di biglietti aerei sottocosto. E non tutti i deputati della coalizione di governo sembrano disposti a “difenderlo”. Insomma il “do ut des” è bell’è confezionato ad uso della Bratušek: tu mi serri i ranghi dei deputati di governo sulla possibile mozione di sfiducia a mio carico e io non tiro la corda sull’aumento dell’Iva (i sette voti dei deputati della Ln sono indispensabili).

Ma va anche detto che Virant, con i suoi distinguo, ha ufficialmente inaugurato quella che si preannuncia come una campagna elettorale lunghissima per la Slovenia (la legislatura finirà nel 2015) durante la quale voleranno colpi più o meno sotto la cintura. Atmosfera pre-elettorale che si respirava anche ieri in Parlamento durante la seduta che doveva decidere la data del referendum sugli archivi (i proponenti chiedono di abolire la legge appena approvata perché considerata troppo restrittiva) e che il presidente ha dovuto interrompere prima di giungere al voto che ha visto prevalere l’opzione di governo del prossimo 4 maggio a scapito di una sorta di election day il 25 dello stesso mese quando saranno aperte le urne per le europee, proposto dall’opposizione. Così il referendum costerà allo Stato 3,5 milioni di euro contro l’1,3 se fosse stato “concentrato” nell’election day. Chiaro che il governo spera così che l’affluenza alle urne referendarie sia molto bassa. Ricordiamo che si voterà per la prima volta con le nuove norme referendarie in base alle quali il referendum vincerà (cioè abrogherà la norma contestata) se a suo favore voterà almeno un quinto dell’intero corpo elettorale (circa 340mila aventi diritto).

E c’è poi un antipatico inghippo legislativo-istituzionale da risolvere proprio per il Parlamento. La legge sull’Imu è stata bocciata dalla Corte costituzionale prima ancora che la stessa venisse pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e quindi prima, in pratica, della sua entrata in vigore (primo caso nella giovane storia della Slovenia indipendente). Cosa fare? Come bloccare l’ingranaggio? La legge deve andare alla firma del Presidente della Repubblica? Una dannata questione di diritto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo