A Lubiana fa flop il mercato dell’usato dei vecchi tank T55S
LUBIANA. Sono tempi duri per il ministero della Difesa sloveno. Prima la bocciatura da parte della Nato in merito alla preparazione del 72esimo battaglione di Maribor, che non ha così potuto dare il cambio ai propri colleghi nella missione Kfor in Kosovo che avviene per l’appunto sotto l’egida dell’Aleanza atlantica. Poi le critiche per la nave Triglav, unica unità della marina militare della Slovenia che è partita da Capodistria alla volta della missione Sarah nelle acque del Mediterraneo di fronte la Libia per l’emergenza migranti praticamente senza alcun armamento funzionante se non una mitragliatrice a prua. E adesso la gara per la vendita di 27 carri armati T55S, obsoleti tank appartenuti in precedenza all’Armata popolare di Jugoslavia (Jna) ma lasciati in Slovenia dopo la proclamazione dell’indipendenza e il ritiro dell’esercito della Federativa, che ha visto l’acquisto di uno soltanto.
Per il rinnovo dei carri armati, lo ricordiamo, a metà degli anni Novanta dello scorso secolo la Slovenia aveva speso qualcosa come 52 milioni di euro, rinnovo che era avvenuto per mano di alcune aziende israeliane e che si è concluso nel 2001. Allora il progetto era di mantenere in servizio i 30 carri armati “ristrutturati” fino al 2015, ma nel 2006 si decise di metterli fuori servizio. Il ministero della Difesa della Slovenia, nel suo bando di vendita dei T55S, aveva previsto tre blocchi. Il prezzo per due segmenti per complessivi 13 carri armati era tra i 2,65 e i 2,6 milioni di euro. Per un tank, al quale viene incluso anche l’armamento e i proiettili fumogeni, il prezzo era di 820 mila euro. Al ministero, come detto, è giunta però una sola offerta di acquisto per un unico carro armato che è stato così venduto per i su menzionati 820 mila euro. Chi l’ha acquistato resta coperto dal segreto di Stato.
Negli ultimi anni il ministero della Difesa sloveno ha guadagnato nella vendita di mezzi e attrezzature militari oramai obsoleti qualcosa come un milione di euro all’anno. Di questo denaro la maggior parte è rimasta in dotazione al ministero stesso, solamente quella relativa alla vendita di munizioni è finita invece nel bilancio dello Stato. Negli ultimi dieci anni il ministero ha già venduto armi in dotazione alla fanteria, gli aerei leggeri Pilatus, i radar AN-TPS/70, come scrive rtvslo.si, ma anche sistemi anti-carro, missili terra-aria, lancia-mine e diversi mezzi. Quest’anno, oltre ai tank T55S andranno sul mercato i sistemi di difesa aerea Roland II, sempre se si troveranno acquirenti.
Ma a chi si possono vendere armamenti? Gli acquirenti devono rispettare la legge del proprio Stato relativamente all’acquisto o vendita di armi, devono presentare tutti i permessi necessari e nulla può essere venduto ai cosiddetti “Stati canaglia” ossia quelli nella lista “rossa” della comunità internazionale. È chiaro che il rischio che alla fine queste armi finiscano nelle mani sbagliate resta molto alto. Nel recente passato, ad esempio, la Slovenia ha donato fucili automatici e armamento per la fanteria per un valore plurimilionario all’Iraq e all’Afghanistan e molti dei lancia mine destinati all’Afghanistan furono rinvenuti invece nel 2015 in Iraq.
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