A Knin la Croazia ricorda anche le vittime serbe

Storico discorso del premier Plenković: oggi commemoriamo pure i deceduti per i crimini commessi dai croati
Knin: la bandiera croata
Knin: la bandiera croata

ZAGABRIA «Oggi, commemoriamo anche le vittime serbe dei crimini commessi da parte croata». A prima vista scontata e sicuramente a lungo attesa, questa frase, pronunciata ieri a Knin dal primo ministro croato Andrej Plenković, rappresenta una novità nella retorica ufficiale di Zagabria sulla sua guerra di indipendenza. Ieri, in occasione del 25° anniversario dell’Operazione Tempesta - con cui la Croazia ha vinto la guerra nel 1995 - Plenković ha tenuto un discorso che la stampa locale non ha esitato a definire “una pietra miliare”.

Per la prima volta, infatti, un premier croato non ha soltanto celebrato la vittoria e la riconquista di quella Krajina che nel 1991 si era autoproclamata repubblica autonoma, ma ha anche menzionato i crimini commessi dalle forze croate nel riprendere quel territorio ribelle. E ad assistere alla commemorazione, c’era anche il vice-premier e deputato della minoranza serba Boris Milošević. Un’altra prima volta.

25 anni fa - lo ricordiamo - l’Operazione Tempesta permetteva alla Croazia di riprendere, in pochi giorni, la cosiddetta “Repubblica serba di Krajina”, che dal 1991 controllava l’area a cavallo tra la Lika e la Dalmazia con capitale Knin. Durante l’avanzata, centinaia di civili serbi erano uccisi, decine di villaggi incendiati e, alla fine, una colonna di 200 mila serbi lasciava la Croazia, nella maggior parte dei casi per non farvi più ritorno.

Da allora, il 5 agosto marca un anniversario che divide: tra chi festeggia la vittoria (i croati) e chi commemora un dramma (i serbi). Ma ieri, «una crepa è apparsa nella narrazione ufficiale croata», per dirla con le parole di Vesna Terselić, storica attivista e pacifista croata, direttrice del centro di ricerche sul passato Documenta.

Non solo il discorso del premier, ma anche l’impegno del ministro dei Veterani a commemorare il prossimo 24 agosto il massacro di 6 civili serbi commesso dalle forze croate a Grubori.

A Knin, ieri, Plenković ha parlato della necessità di costruire una Croazia «inclusiva e tollerante» e ha ricordato «le centinaia di migliaia di rifugiati che furono espulsi dalle loro case».

Il vice-premier Milošević, del Partito Democratico Indipendente Serbo, ha invece dichiarato: «La mia presenza qui oggi è un impegno per il futuro e considero questo come il primo passo». «Venire qui a celebrare con i croati, non è una cosa da poco. Apprezzo il tuo gesto», gli ha risposto il capo di Stato croato Zoran Milanović. Certo, è presto per parlare di riconciliazione. Per la Serbia, l’Operazione Tempesta rimane un atto di pulizia etnica, se non addirittura un genocidio.

Ieri il presidente serbo Aleksandar Vučić e quello serbo-bosniaco Milorad Dodik hanno ricordato quel dramma in un’installazione teatrale sul ponte di Sremska Rača, dove nell’estate del 1995 passò il convoglio di rifugiati in arrivo dalla Croazia. Nessun generale croato fu condannato all’Aia per i crimini commessi durante l’Operazione Tempesta. —

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