A Gorizia velieri in legno nel “cantiere navale” casalingo FOTO E VIDEO

Le riproduzioni rigorose di Giovanni Huala “Commodoro”, che a 80 anni continua a varare i suoi vascelli in miniatura
Bumbaca Gorizia 09.06.2018 Gianni Huala modellista navale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 09.06.2018 Gianni Huala modellista navale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Non sarebbe ardito affermare che nessun goriziano immagini che in città, tra le pacifiche vie alberate delle zone residenziali di Sant’Anna, si nasconda un cantiere navale. Eppure, proprio in quei paraggi, esiste davvero un appartamento dove, una volta varcata la soglia, la realtà rimane intrappolata all’esterno e l’impressione che investe gli ospiti è precisamente quella di mettere piede in un cantiere dove negli ultimi sessant’anni hanno preso forma alcune tra le imbarcazioni più belle che abbiano mai solcato i sette mari.

A Gorizia il Commodoro tra i suoi velieri in miniatura


Un gioco della fantasia, quasi una dimensione magica che però, stavolta, non è poi così distante dalla realtà. Il padrone di casa, o meglio, il capo cantiere risponde al nome di Giovanni Huala, per gli amici il Commodoro, che all’alba dei suoi ottant’anni non ha alcuna intenzione di rinunciare alla passione di una vita: costruire navi in scala. E rigorosamente in legno. Una carriera, la sua, coltivata fino al 1969 con l’Associazione Modellistica Monfalconese, per fondare subito dopo i “suoi” Cantieri riuniti Alto Isonzo. Tra i suoi lavori si distingue per imponenza il vascello Bellona della Royal Navy britannica. Per gli amanti di cinema e letteratura, è una delle navi comandate da Jack Aubrey nei romanzi di Patrick O’Brian, che ispirarono il celebre film Master & Commander con Russell Crowe.



La riproduzione firmata dal Commodoro misura la bellezza di un metro e sessanta ed è composta da diverse migliaia di pezzi. Impensabile un conteggio più preciso, visto che per i suoi lavori Huala non utilizza modelli preconfezionati ma realizza ogni singolo pezzo a mano, ricavandone la forma dai progetti di costruzione, intagliandoli uno per uno e limandoli per eliminarne i difetti.

Nelle sue navi non mancano mai dettagli e particolari come la sala di consiglio, gli appartamenti del comandante e l’alloggio degli ufficiali di seconda. Curiosando tra i boccaporti, si riescono persino a intravedere le botti e le provviste conservate nella stiva. Un lavoro talmente minuzioso e preciso che, nel caso della grande Bellona, ha richiesto ben quattro anni per essere portato a termine.

«Quando ho iniziato a coltivare questa passione avrò avuto dieci anni – ricorda il Commodoro – e la condividevo con l’amico Ludovico Gorini. Non c’erano soldi, le poche lire che avevamo a disposizione bastavano appena per comperarci, all’uscita da scuola, uno o due stecchini di noci caramellate dal mitico Gigi Oca. Ricordo che ogni tanto riuscivamo anche a trovare un po’ di legno buono nella bottega del falegname di Piazzutta. Il primo progetto che portai a termine fu la Halifax, uno schooner americano. Era il 1958, avevo vent’anni».

Oggi la sua collezione è arrivata a ventidue vascelli, anche se diverse sono state vendute e molte di queste erano state realizzate su commissione. Fino alla fine di giugno, alcuni dei suoi lavori più resteranno esposti alla Cicchetteria ai Giardini, in via Petrarca 3. Si tratta di autentici capolavori dell’ingegneria navale del diciottesimo e diciannovesimo secolo, come il vascello spagnolo San Felipe, la fregata francese Sirene, lo schooner americano Halifax e la cannoniera olandese del capitano Van Speyk. Ma anche la fedele ricostruzione del cantiere navale di Buckler’s Hard, così come appariva alla fine del 1700 davanti all’isola di White.

Intanto, nel suo cantiere di Sant’Anna sta iniziando a materializzarsi lo scheletro di una nuova imbarcazione, la Salamandra, bombarda francese che navigò tra il 1752 e il 1791, che a lavori terminati, tra un annetto, potrà regolarmente navigare e sarà dotata di un sistema di controllo radiocomandato. Caratteristica che permetterà, nella prossima primavera, di effettuare un vero e proprio varo della nave ai laghetti di Farra.

Non sarebbe la prima volta. Huala ha già calato in acqua con solenni cerimonie la Sirene nel 1988 e la Bellona prima nel 1997 e una seconda volta nel 2002, dopo la velatura, l’allestimento e l’armamento. Non mancherà la bottiglia di champagne. Anche quella, ovviamente, in miniatura.

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