A Gorizia piscina in sciopero contro le limitazioni anti Covid

Martina Gratton (Gorizia nuoto): «Siamo allo stremo con 27 mila euro di bollette ogni mese e niente cassa integrazione»
Marco Bisiach
Martina Gratton, vicepresidente della Gorizia nuoto
Martina Gratton, vicepresidente della Gorizia nuoto

GORIZIA La piscina comunale di Gorizia annaspa, con le sue “sorelle” di tutta Italia, stritolata dalla crisi generata dalla pandemia che dura ormai da oltre due anni. E così domenica anche la Gorizia Nuoto, la società che gestisce l’impianto per conto del Comune, darà vita ad un’iniziativa di protesta, chiudendo le porte per tutto il pomeriggio, a partire dalle 14, solidale con lo “sciopero” promosso dal Coordinamento nazionale gestori piscine.

«Su 23 mesi di pandemia, dieci li abbiamo passati chiusi mantenendo tuttavia costi enormi che hanno generato perdite molto significative – lo sfogo che si può leggere nella nota del Coordinamento -. Le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime ad aprire. Le prime, ad agosto 2021, ad aver imposto l’obbligo di ingresso con Green pass, e nonostante questo lavorano ancora al 40% della capienza in ragione dei limiti Covid di fatto mai allentati».

Una situazione generalizzata, questa, che poi si declina con numeri e situazioni diversi, ma tutti drammatici, a livello locale. «Siamo allo stremo – racconta Martina Gratton, vicepresidente della Gorizia Nuoto -, e per questo, per lanciare una volta di più il nostro grido di dolore e di allarme, abbiamo deciso di aderire alla chiusura promossa a livello nazionale. Noi lo faremo il pomeriggio, per riuscire ad accontentare almeno quei pochi utenti che, la mattina, hanno chiesto di poter venire. Ma così non si può andare avanti, paradossalmente era meglio l’anno scorso, quando eravamo ufficialmente chiusi, e il personale era a casa in cassa integrazione. Cosa che non è stata rinnovata». In un quadro già drammatico si inserisce il “caro bollette” che aumenta a dismisura i costi di gestione. «Siamo arrivati a pagare 24 mila euro al mese di luce e di gas, ai quali vanno aggiunti oltre 3 mila euro al mese di acqua – spiega Martina Gratton -. Se consideriamo il costo del biglietto d’ingresso di 4,5 euro, è facile capire che solo per coprire le spese delle utenze dovrebbero entrare in piscina 200 persone al giorno. Forse, nei giorni buoni, arriviamo ad una trentina».

Chiaro, poi ci sono i corsi, ma anche su questo fronte la situazione è difficilissima. Con la pandemia che morde, le quarantene, i contagi diffusi, gli accessi sono dimezzati, in pochi scelgono di confermare o rinnovare gli abbonamenti, anche se la Gorizia Nuoto ha scelto di permettere le iscrizioni anche a mese iniziato pagando solo i giorni effettivi rimanenti. Intanto però dipendenti e collaboratori, pur in assenza di lavoro, devono essere pagati, e più di qualcuno, per venire incontro alla società, ha scelto di mettersi in ferie. Soluzioni “tampone” che non possono bastare.

«Il Comune fa tutto quello che può dandoci una mano, ma ad intervenire in modo concreto può essere solo il Governo centrale – dice ancora Martina Gratton -. Se a marzo potremo tornare a lavorare normalmente, in qualche modo ce la potremo cavare, ma se come lo scorso anno si andrà avanti così fino a maggio o giugno, davvero non so cosa potrà accadere».

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