A Gorizia il Tar si pronuncia sul caso-quartieri
Ci siamo. Domani il Tar si pronuncerà sul caso-quartieri: una vicenda, come si ricorderà, che mise a rischio il regolare svolgimento delle elezioni comunali poi vinte da Ettore Romoli.
Il tribunale amministrativo regionale, dopo aver bocciato la richiesta di sospensiva, entrerà nel merito della questione. Tre gli scenari possibili, come spiegano il segretario provinciale e quello regionale della Slovenska skupnost, Julijan Caudek e Damijan Terpin. «O ci danno ragione: circostanza che, chiaramente, auspichiamo. O il ricorso viene respinto tout court. Oppure, il Tar decide di rimandare la questione alla Corte costituzionale che, per noi, sarebbe comunque un buon risultato».
Aggiunge Caudek: «Come andrà? Siamo ottimisti. Ci attendiamo un segnale forte nella direzione della tutela dei diritti delle minoranze. Oggi, possiamo dirlo senza problemi e senza ombra di smentita: la scelta di smantellare i consigli circoscrizionali è stata totalmente sbagliata. I Parlamentini si potevano ridurre ma la proposta del vicesindaco Gentile era inaccettabile e blindata». Interessante anche un altro aspetto: la sentenza piomberà in piena campagna elettorale per le Regionali. La Slovesnka skupnost non nasconde di essere molto curiosa di vedere come verrà gestita politicamente questa patata bollente.
L’avvocato Robert Louvin, ex presidente della Regione Valle d’Aosta, ha redatto il ricorso assecondato dai colleghi Damijan Terpin e Peter Mocnik. La documentazione indirizzata contro il Comune di Gorizia e la Regione è stata controfirmata, in qualità di appartenenti alla comunità slovena, da Walter Bandelj e Lovrenc Peršolja, presidenti delle circoscrizioni Piedimonte e Piuma-San Mauro-Oslavia, dai consiglieri comunali Marilka Koršic e Božidar Tabaj e da Damijan Terpin a nome della Ssk. L’atto giuridico presenta un approfondito esame storico-giuridico riguardante le circoscrizioni di decentramento comunale di Gorizia. Analizza in maniera approfondita quelle che definisce «violazioni della procedura amministrativa che ha prodotto la loro soppressione. La natura di queste sta soprattutto nella non considerazione della normativa di tutela della comunità slovena presente nelle leggi regionali e nazionali, nella Costituzione e nei trattati internazionali».
Al di là della sentenza, resta un dato di fatto. Oggi le istanze dei quartieri sono affidate ad alcune associazioni (ne parliamo più diffusamente a fianco). Inoltre, del tanto decantato “consigliere comunale delegato” non c’è ancora ombra.
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