A Gorizia il richiamo del vaccino si fa in fiera. Immunizzati e soddisfatti: «Spazi ampi, il sistema funziona»
GORIZIA Quando li incontriamo una prima volta, in attesa all’ingresso, sono ancora uomini e donne semplicemente “vaccinati”. Ma, poco dopo, all’uscita, possono essere considerati di fatto freschi “immunizzati”. Forse anche per questo nei loro occhi e nelle loro parole, provati come quelli di tutti noi dopo dodici mesi di convivenza con la pandemia, pare di leggere finalmente un senso di soddisfazione e di sollievo.
Ieri, lunedì 29 marzo, in via della Barca, nei padiglioni del quartiere fieristico, sfilavano ancora gli over 80 chiamati a sottoporsi alla seconda dose del vaccino, quella di richiamo, ricevuta nella maggior parte dei casi a circa 3 settimane di distanza dalla prima. Allora l’avevano ricevuta al San Giovanni di Dio, e proprio questo dettaglio ha generato gli unici piccoli fraintendimenti. «Visto che la prima somministrazione si è svolta in ospedale, e poi non sono arrivate altre comunicazioni, noi siamo andate direttamente al San Giovanni di Dio, per poi scoprire che invece anche per le dosi di richiamo il riferimento era il quartiere fieristico – racconta una donna di Perteole, che ha accompagnato la madre –. Al di là di questo disagio, però direi che tutto è andato per il meglio».
«Arriviamo da Fiumicello, e siamo venuti in largo anticipo, circa tre quarti d’ora prima, perché non sapevamo se la sede giusta fosse la fiera o l’ospedale – spiegano i fratelli Nivella e Silvano Stabile –. Abbiamo scelto Gorizia perché offriva le date più vicine per le vaccinazioni, e ora siamo qui per concludere il percorso con le dosi di richiamo». Se per Aldo Bauzon «forse in ospedale, per la prima dose, l’attesa è stata un po’ inferiore», per l’amico e quasi omonimo Giorgio Baucon, pure lui goriziano, il giudizio sull’organizzazione è più che positivo: «Devo dire che tutto il personale è molto attento, il sistema funziona – spiega –. Non ho avuto fastidi dopo la prima somministrazione, e ora sono sollevato di poter ottenere finalmente l’immunità».
Più “rilassata”, e ovviamente meno spaventata dal virus, è anche la cormonese Bianca Bovo, che prende anche le distanze da chi solleva troppe critiche: «Se c’è un po’ da aspettare, si aspetta, in fondo con un pizzico di pazienza si ottiene tutto». La pensa così anche il suo compaesano Giovanni Cucit, ansioso di poter riprendere il lavoro nell’orto ora che è arrivata la primavera, che dice: «Al giorno d’oggi tutti vorrebbero le soluzioni immediate, schioccando le dita, ma per me non ci sono problemi, sono tranquillo». Il goriziano Alberto Cosmani si confronta con gli altri sulle diverse tipologie di vaccino, ma sulla situazione al quartiere fieristico non ha dubbio: «Trovo l’organizzazione adeguata, gli spazi sono ampi e ci sono le sedie per chi deve attendere, mentre in ospedale, dove abbiamo ricevuto la prima dose, i locali erano molto più angusti». Su una delle sedie all’ingresso troviamo anche Silvia Luterotti, che aspetta leggendo un libro il marito Ugo, già entrato per l’iniezione. «Io invece sto per ricevere la prima dose, mercoledì, e non so ancora se si tratterà di Astrazeneca o Pfizer – spiega la signora Silvia, che vive in città –. Visto quel che si sente in giro, forse preferirei fosse la seconda opzione, ma in ogni caso accetto tutto, l’importante è potersi immunizzare finalmente». —
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