A Gorizia focolaio in carcere con 7 infetti: al via i tamponi

Si tratta di 4 detenuti, 2 agenti penitenziati e un dipendente amministrativo. Martedì al via la vaccinazione con Astrazeneca 
Il carcere di Gorizia
Il carcere di Gorizia

GORIZIA Mentre martedì inizierà anche in via Barzellini la campagna vaccinale della popolazione carceraria, il Covid-19 è tornato a bussare, attraversandola, alla porta della casa circondariale goriziana.

Lunedì primo marzo, infatti, risultavano sette nuovi casi di positività nella struttura penitenziaria, di cui quattro detenuti, due agenti di polizia e un dipendente civile dell’amministrazione.

Pur alle prese con la febbre, a quanto si è appreso al momento nessuno dei positivi è in condizioni particolarmente critiche: i detenuti si trovano nelle celle riservate ai casi Covid-19 mentre i tre componenti del personale sono ovviamente a casa, in isolamento.

A fronte dell’esplosione di questo piccolo “focolaio” nella casa circondariale tutti coloro che si trovano all’interno della struttura – dai carcerati agli agenti, al resto del personale – si sono sottoposti al tampone, e quindi non si può escludere che nelle prossime ore emergano altri casi di positività al coronavirus, magari asintomatici.

Martedì 2 marzo inizierà all’interno dell’edificio di via Barzellini (dove ad oggi si trovano una sessantina di detenuti) la vaccinazione con il vaccino Astrazeneca, che quindi potrà essere somministrato a tutti coloro che non hanno superato i 65 anni. Sicuramente un elemento importante, come ricordano anche i sindacati che avevano già scritto al governatore della Regione, Massimiliano Fedriga, per sensibilizzarlo sull’urgenza di far partire quanto prima la campagna vaccinale e di fornire indicazioni chiare e trasparenti al personale del comparto sicurezza.

Proprio i sindacati, però, rilanciano preoccupazione e allarme. «Bene che parta la vaccinazione, ma il dato di fatto è che in diverse strutture della regione, così come nel vicino Veneto, i focolai ci sono già, e dunque l’azione è tardiva – sottolinea Leonardo Angiulli, segretario regionale triveneto dell’Uspp –. In tal senso quanto è successo purtroppo nel carcere casertano di Carinola, dove tre colleghi sono morti dopo aver contratto il Covid-19, offre il quadro di una situazione preoccupante. Noi non abbiamo firmato il protocollo Covid proposto dall’amministrazione penitenziaria, ritenendolo troppo carente e inefficace, mancando gli spazi vitali per garantire le distanze di sicurezza adeguate all’interno delle strutture». —


 

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