A Farra “riappare” la Madonna nel campo di Spolverini
TRIESTE Da Vittorio a Vincenzo. A poco più di cinque anni dalla morte di Vittorio Spolverini, il fotografo che dal 1988 sosteneva di vedere la Madonna, si affaccia un nuovo veggente sul “prato celeste” lungo lo stradone della Mainizza. Si chiama Vincenzo, origini siciliane, residente «fuori regione», le poche notizie che trapelano. Pare che da parecchi mesi ormai abbia incontri ravvicinati con la Madonna. Su di lui si sa poco, «l’importante è che porti il messaggio della Beata Vergine», dice chi gli sta vicino. Talvolta le visioni si verificano all’aperto, vicino alla croce, a poche centinaia di metri dall’agriturismo “Alla Madonna” dell’ex pugile Paolone Vidoz.
In altre occasioni, il veggente crolla in ginocchio in quello che, urbanisticamente, continua ad essere “un capanno per raccogliere attrezzi e prodotti della terra” ma che, in realtà, è uno spazio adibito a chiesa con tanto di altare e sedie disposte su più file. L’ultima “apparizione” si è verificata il giorno di Ferragosto. Presenti trentasei “fedeli” che hanno preceduto il momento culminante del pomeriggio con canti e preghiere dedicati alla Beata Vergine. Poi, alle 15 (in punto) del giorno 15 agosto, la visione. Vincenzo (un uomo sulla sessantina, di bassa statura, non certamente un abile oratore) si inginocchia all’improvviso e punta gli occhi sbarrati in alto, verso la presunta apparizione mariana. È dietro l’altare. Rispetto al suo predecessore Vittorio Spolverini c’è meno “teatralità” in quei frangenti, seguiti in religioso silenzio dalle persone presenti che si inginocchiano a loro volta e iniziano a pregare.
La presunta apparazione dura dieci minuti precisi. Non uno di più. Vincenzo si rialza, non è affaticato (come spesso accadeva a Spolverini), si siede e lascia parlare una donna che guida i “fedeli” in quella celebrazione non riconosciuta dalla Chiesa. È sempre lei a dare lettura del messaggio che la Madonna, lo scorso 5 agosto in una precedente apparizione, ha affidato a Vincenzo, il veggente. «La Vergine Santa si è presentata con una schiera di Angeli, con un sorriso talmente radioso da togliere il respriro – è il racconto di Vincenzo affidato alla donna –. Ai piedi della Croce, la Vergine Santa mi ha fatto vedere un serpente che volteggiava sul prato celeste, cercava di scendere ma veniva respinto dalle forze del Bene, fino a scomparire definitivamente. Subito dopo, in cielo, è apparsa una scritta: Buon compleanno mamma. L’emozione è stata grande».
Il veggente ha spiegato ai fedeli accorsi al prato che, in quanto lui analfabeta, Gesù gli ha dato, in questa occasione, il dono di poter leggere lo striscione dedicato a Maria. A settembre – l’annuncio – ci saranno nuove apparizioni. Poi, Vincenzo unge con olio “benedetto” dalla Vergine Maria, tracciando il segno della croce, la fronte dei fedeli. Tutti i fedeli si mettono in fila. Ordinatamente. Gioiosamente. Non c’è nessun sacerdote. Nessuna suora. Insomma, lo scenario è quello di una normale chiesa ma non c’è la Chiesa in quanto istituzione. I “fedeli” sono soprattutto anziani ma c’è qualche bambino accompagnato da mamma e papà. All’entrata, una cassettina delle offerte: un ragazzino inserisce qualche monetina.
Tutti pendono dalle labbra di Vincenzo. «In questo posto saremo sempre di più», sottolinea la “celebrante”. Fuori, nel campo vicino adibito a parcheggio, nessuna corriera ma una decina di auto. Le targhe sono soprattutto venete ma c’è anche un fuoristrada targato Milano e un’utilitaria targata Udine. Non è una novità. Già il precedente veggente Vittorio Spolverini aveva i suoi “adepti” principali in persone provenienti dal Veneto e dalla Lombardia, lasciando indifferenti (o quasi) i locali. Una storia che si ripete. Oggi, il prato celeste è tornato all’antico splendore. Negli anni a cavallo fra il 2012 e il 2013, dopo la scomparsa di Vittorio Spolverini, si trasformò in un campo incolto, abbandonato. Faceva una certa sensazione percorrere lo stradone della Mainizza e vedere quell’area chiusa, con le erbacce che la facevano ormai da padrone indiscusse. Il cancello, dipinto di coloro celeste, era chiuso da una grossa catena ormai tutta arrugginita. Qualche mano pietosa appese al portone un’immagine di Spolverini con una frase dedicata ai tanti che frequentavano il prato celeste: «Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amato sulla terra». C’erano alcuni mazzi di fiori (finti) attorno a quella fotografia.
Oggi, il prato celeste è molto curato. Il portone è stato riverniciato e la chiesa è oggetto di attenzione e manutenzione. L’erba è tagliata, gli alberi potati, nessuna traccia di rovi o cespugli disordinati. Una seconda vita per quell’area. Con il secondo veggente.
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