A Cattinara il chirurgo robot dalla “mano” super delicata

Presentato un macchinario all’avanguardia che riduce cicatrici e complicanze Viene pilotato dal medico dietro una consolle ed è impiegabile in più campi
Di Gianpaolo Sarti
Silvano Trieste 20/04/2017 Presentazione delle Attivita di Chirurgia Robotica
Silvano Trieste 20/04/2017 Presentazione delle Attivita di Chirurgia Robotica

I robot entrano negli ospedali triestini. Per la prima volta nella sua storia la sanità locale si dota infatti di un macchinario di altissima specializzazione tecnologia per le sale operatorie: è il “Da Vinci”, un marchingegno capace di eseguire delicati interventi di chirurgia, urologia, e otorinolaringoiatria. Ma anche di ginecologia, in collaborazione con il Burlo Garofalo. Il primo paziente è già stato operato con questo strumento lo scorso 4 aprile. Si tratta di una novità destinata a rivoluzionare le tecniche fin qui adottate dai medici.

Non a caso ieri mattina alla presentazione a Cattinara hanno parte tutti i vertici della sanità e del welfare: l’assessore alla Salute della giunta Serracchiani Maria Sandra Telesca, l'assessore comunale alle Politiche sociali Carlo Grilli e il direttore generale dell’Asuits Nicola Delli Quadri. Accanto al numero uno dell’Irccs di via dell’Istria, Gianluigi Scannapieco, era seduto anche il direttore dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 2 Bassa Friulana e Isontina Giovanni Pilati, visto che il robot potrà essere utilizzato pure per i pazienti provenienti da quel territorio. Presenti, inoltre, i dirigenti ospedalieri che saranno maggiormente interessati dall’impiego del nuovo strumento: Roberto Di Lenarda, direttore del Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche, Nicolò de Manzini, direttore dell’Uco di Chirurgia Generale, e Carlo Trombetta, direttore della Struttura complessa di Clinica urologia. Tutti concordi nell’affermare l’importanza della tecnologia per il futuro della sanità triestina. Ma come funziona il macchinario? La chirurgia robotica rappresenta allo stato attuale l’ultima evoluzione della chirurgia mininvasiva: il medico non opera con le proprie mani ma manovra le “braccia” di un vero e proprio robot, equipaggiato con gli strumenti tipici della sala operatoria. Il chirurgo rimane seduto dietro a una consolle posizionata in una sorta di cabina di regia a pochi metri dal paziente. Il sistema permette di trasformare il movimento delle mani del dottore in impulsi che vengono inviati alle braccia robotiche. Il medico non ha più bisogno di occhiali o altre apparecchiature, ma è in grado di valutare direttamente i piani di anatomici all'interno del corpo umano. La precisione del marchingegno consente un accesso più agevole alle vie anatomiche del paziente e di togliere con più precisione e velocità i tumori. Le cicatrici conseguenti a un intervento del genere, analogamente alle possibili complicanze post-operatorie, risultano ridotti al minimo.

Gli impieghi sono molteplici: nella sola urologia si conta almeno di una decina di possibili utilizzi, dagli interventi prostatici a quelli ai reni. «La grandezza di questa tecnologia sta nella capacità di entrare nel corpo umano in maniere mini invasiva - ha spiegato il professor Trombetta - perché è in grado di ingrandire il campo operatorio. Per gli interventi alla prostata, se la malattia lo consente, è possibile ad esempio ridurre i rischi di incontinenza e impotenza fino al 7-8% rispetto al 20-30% della chirurgia tradizionale e del 15% della chirurgia laparoscopica.

«Questa innovazione dimostra, ancora una volta, che il sistema sanitario triestino rappresenta una realtà importante al servizio del cittadino, coordinata con tutte le altre organizzazioni come il Burlo e l’Azienda per l’assistenza sanitaria 2 Bassa Friuliana e Isontina», ha voluto osservare dal canto suo Delli Quadri. D’accordo l’assessore Telesca: «L’innovazione - ha suggerito - è una sfida nella quale la Regione si sta impegnando a fondo, con la competenza e la formazione dei professionisti, per garantire un avanzamento continuo della tecnologia, a vantaggio dei cittadini, che deve alimentarsi nel sistema di rete delle strutture e riguardare anche le problematiche acute».

La sanità regionale per il momento ha deciso di prendere in affitto lo strumento (ogni operazione con il macchinario supera i cinquemila euro) ma dopo la fase di rodaggio, come ha fatto intendere Delli Quadri, l’Asuits potrebbe acquistarlo. Anche le applicazioni in ginecologia, di stretta pertinenza del Burlo, sono molteplici e daranno la possibilità all’Irccs di migliorare le proprie performance in vari campi, dal trattamento chirurgico della patologia benigna e dell’endometriosi alle patologie oncologiche.

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