A Belgrado le prime dosi del vaccino targato Russia
BELGRADO La vicinanza politica a Mosca si conferma sul fronte del vaccino contro il Covid. La Serbia, che ha ricevuto l’avanguardia dello “Sputnik V”, venti dosi per i test nei laboratori nazionali, vaccino russo sviluppato dall’Istituto Gamaleya e visto ancora con sospetto dalla Ue, ma non da capitali amiche, come Budapest e Belgrado. Belgrado dove è giunta una serie di campioni del farmaco “made in Russia”, trasportato da un aereo in arrivo da Mosca e contenuto in una grande borsa-frigo verde, con la scritta “Sputnik” in evidenza.
Arrivo del vaccino in Serbia anticipato anche dal ministro russo dell’Industria, Denis Manturov, e dalla premier Ana Brnabić, che ha assicurato che il Paese sta facendo il massimo per avere a disposizione migliaia di dosi. Dosi non solo di Sputnik, ma anche del vaccino Pfizer-BioNTech, consorzio americano-tedesco che ha presentato ufficialmente richiesta di registrazione presso l’Autorità serba del farmaco. Il leader serbo Vučić aveva di recente fatto sapere che Belgrado aveva concluso un accordo per ricevere 1,8 milioni di dosi di quest’ultimo vaccino entro la fine del 2021, ma la Serbia starebbe negoziando anche con Pechino e con AstraZeneca. Ieri, la Serbia ha registrato altri 7.800 nuovi contagi e ben 68 decessi, un record. —
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