2013, odissea sulla “6” Ressa sugli autobus triestini
Corse ridotte ma prezzo del biglietto aumentato: è questo il paradosso che non va giù agli utenti di Trieste Trasporti.
Soprattutto quando la mattina presto, per andare al lavoro o a scuola, si trovano stipati in un autobus atteso per 15 minuti nel freddo di queste giornate ben poco primaverili. La situazione più critica la affrontano gli utenti della già frequentatissima linea 6, che da Piazzale Gioberti, attraversando tutta la città, porta fino a Grignano. Il bus, che parte ogni quarto d’ora da San Giovanni, è stato “accorciato” a 12 metri per evitare problemi nella discesa a tornanti di Grignano. È più corto, a una vettura anziché a due, eppure deve smaltire l’intero traffico di passeggeri che si muovono in direzione della Costiera, perché nelle intenzioni di Trieste Trasporti - sulla scia dei pesanti tagli regionali causa crisi - la linea 6 dovrebbe supplire alla soppressione della linea 36, da sempre deputata a raggiungere Grignano e il suo centro di fisica.
Così dalle 7.30 alle 8 del mattino il bus è colmo di gente, e l’ora non delle più adatte per sdrammatizzare. «Hanno aumentato il prezzo del biglietto per farci viaggiare peggio - commenta Dario, che lavora in un bar gelateria di Barcola -: com’è possibile sopprimere una linea senza potenziarne un’altra? D’estate per andare a Barcola ci si fa l’abitudine a viaggiare stretti, ma se la situazione è così già ai primi d’aprile meglio non pensare a come sarà con l’arrivo della stagione estiva».
«Hanno tagliato le corse, però il prezzo del biglietto lo hanno alzato - rincara la dose Assunta, domestica per una famiglia di Barcola -: dalle mie parti a Napoli si direbbe “cornuto e mazziato”». «A Milano viaggiare stretti nei mezzi pubblici - s’intromette uno studente del Centro di fisica -, soprattutto in metrò, è ordinaria amministrazione. Ma non può succedere a Trieste, che conta a malapena 200mila abitanti. Ma si tratta di una sperimentazione, vero? Si accorgeranno che le cose così non funzionano».
Anche la fermata alla stazione, spostata al centro di piazza Libertà, non piace ai passeggeri. «Parto per tre giorni di trasferta romana - racconta Piero, che di lavoro fa il rappresentante d’apparecchiature biomedicali -: per fortuna non ho un bagaglio troppo pesante, perché la scomodità di questa scelta per chi deve servirsi di treno e autobus è evidente».
Ma ciò che fa più rabbia agli utenti è il paradosso del prezzo del biglietto aumentato a fronte dei servizi tagliati: «A pagare per i conti che non tornano siamo sempre noi cittadini. Perché non tagliano gli stipendi dei dirigenti di Trieste Trasporti invece?», commenta un anziano, incassando l’approvazione da parte degli altri passeggeri.
Gli unici che se ne stanno stipati e zitti, privi d’interesse per la conversazione, sono i ragazzini diretti a scuola, che per distrarsi si concentrano sulla musica sparata in cuffia e non temono di farsi largo a gomitate quando il bus giunge alla loro fermata. All’affollamento loro si sono già abituati.
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