Caro Babbo Natale… quest’anno le letterine hanno svelato i sogni e le paure dei più piccoli

Rispetto al passato  nei messaggi compaiono meno “voglio” e più “vorrei”

Cresce l’attenzione per la comunità

Stefano Bizzi

C’è chi, come Elena, sei anni, ha sognato, e a Natale avrebbe voluto la neve a Gorizia; e c’è chi, come tanti altri, è rimasto con i piedi per terra e si è limitato a stilare una lista concreta e poco poetica di regali da trovare sotto l’albero. C’è questo e c’è quello nelle letterine inviate quest’anno dai bambini dell’Isontino a Babbo Natale, ma rispetto al recente passato, sembra che l’illusione e le buone maniere stiano riguadagnando terreno sulle semplici “liste della spesa”. Ci sono meno “voglio” e ci sono più “vorrei”, ma ci sono anche molti pensieri dedicati agli altri e alla famiglia. Insomma, tra i più piccoli sembra esserci meno egoismo e un più marcato senso della comunità .

Tra le 60 letterine imbucate nella cassetta di legno all’esterno del negozio di giocattoli di corso Verdi e consegnate, come ogni 24 dicembre, agli aiutanti di Babbo Natale da Tassilo Kristancic, titolare di Jo-Jo, ce ne sono alcune più toccanti di altre. Tra i pensierini capaci di riempire il cuore di emozioni c’è sicuramente quello di Marta che vorrebbe passare più tempo con la famiglia, ma soprattutto vorrebbe «che la nonna bis viva in eterno». Anche Andrés pensa ai suoi affetti più cari: «Mi piacerebbe che la mamma stia più tempo a casa la mattina e che papi torni presto a casa, perché altrimenti sono triste», scrive. In una lunga lista di regali per sé, Francesco a un certo punto sorprende con una richiesta economicamente importante: chiede una casa per mamma e papà.

Sempre sul tema dei genitori, Sibilla, nell’augurarsi che nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale «ci sia sempre felicità», vorrebbe per la mamma e per il papà - evidentemente sempre sotto stress - «un po’ di rilassamento». Come Francesco prima di lei, anche Sofia, dopo aver domandato un una serie di giocattoli per sé, cambia all’improvviso direzione e chiede che la sua mamma possa essere «sempre felice». Anche se spesso possono sembrare distratti, i bambini assorbono ciò che sta loro intorno e nelle missive indirizzate a Babbo Natale si possono leggere tanto le loro paure, quanto le loro speranze. In questo senso non manca, purtroppo il tema della guerra. «Io vorrei un Natale in pace», scrive Filippo, colorando le singole lettere con i colori dell’arcobaleno. Rebecca arricchisce, invece, la sua letterina con tanti stiker: lei vorrebbe «che tutti i paesi smettano di fare la guerra», oltre a «tanta serenità».

Riccardo, in un contesto di economia circolare, pensa anche agli altri bambini, «specie quelli meno fortunati» e scrive: «Io ho già deciso di regalare qualche gioco che non uso più». La sua letterina è una di quelle “doppie”, ma a scrivere con lui non c’è un fratello o una sorella come capita abbastanza di frequente. A scrivere con lui c’è il papà Lorenzo. Insieme a lui si confida con Babbo Natale anche Paola: «Quest’anno ho cercato di essere una brava mamma, ma soprattutto una brava persona, ma non so se ci sono riuscita», annota. Quanto ad autocritica, non manca chi ammette d’essere stato birichino o birichina. Laura, per esempio, non si nasconde: «Quest’anno non mi sono comportata bene», osserva, chiedendo, però, uno smart watch. Pur credendo di essere stato buono, Alessandro preferisce affidarsi al giudizio inappellabile di Babbo Natale: «Se tu la pensi diversamente, non portarmi regali», dice. Chissà se Kevin ha, invece, la coscienza sporca nel dire che è stato «abbastanza bravo» dal momento che tra le sue richieste inserisce anche «del carbone».

Se Mia quest’anno ha potuto andare a trovare Babbo Natale al Polo Nord e ha potuto vedere con i propri occhi il suo villaggio, c’è chi non ha avuto la stessa fortuna e ha tante curiosità ancora da soddisfare. Marco, per esempio, vuole togliersi un dubbio e nel ringraziare per la lettera di risposta ricevuta nel corso dell’anno ormai concluso, domanda a Babbo Natale: «Un umano ti ha mai visto?». Nella speranza di vederlo presto, Jacopo manda invece una sorta di candidatura: «Io da grande di lavoro vorrei fare l’elfo, lo potrei fare?». Non è finita, nel primo dei suoi due post scriptum, Alessia manda i propri saluti anche alla moglie di Babbo Natale, alle renne e agli elfi, ma poi le viene un dubbio e nel post scriptum del post scriptum aggiunge: «Se hai figli, saluto anche loro». E chissà poi gli eventuali figli di Babbo Natale a chi scrivono per ricevere i regali? Ma questa è tutta un’altra storia. —

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