Tre migranti muoiono di freddo, la Bulgaria ferma tre volontari italiani: la cronaca della tragedia

Tentavano di salvarli. La denuncia: «La polizia ha costretto uno di noi a caricarsi in spalle un corpo»

Stefano Giantin
Neve sul confine: uno scatto tratto dalla pagina Facebook del collettivo
Neve sul confine: uno scatto tratto dalla pagina Facebook del collettivo

L’ennesima tragedia sul confine iper-protetto dell’Unione europea, con un bilancio drammatico: tre giovanissimi migranti morti di freddo. E a pagare, solo per aver tentato di salvarli, sono stati anche tre volontari italiani e un francese, fermati da quelle autorità che forse avrebbero potuto proteggere quelle povere vite.

  È lo scenario, purtroppo nient’affatto inedito, denunciato da No Name Kitchen (Nnk) – una delle organizzazioni che storicamente, dal culmine della crisi migratoria, si occupano di aiutare migranti e profughi in viaggio sulla Rotta Balcanica – e dal Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino. Nnk su Facebook ha accusato Sofia di «continuare a perpetrare violenze» contro i migranti anche nel periodo «dell’ingresso nell’area Schengen», un grande successo per Bulgaria e Romania, incassato dal primo gennaio 2025.

Tragedia sulla frontiera tra Bulgaria e Turchia

Poco prima dell’adesione, per la precisione il 27 dicembre, sulla frontiera tra Bulgaria e Turchia si sarebbe compiuta una nuova tragedia. Squadre di volontari di Nnk e del Collettivo, infatti, avevano individuato «tre minorenni egiziani», Ali (15 anni), Samir (16) e Yasser (17), indicati con pseudonimi in attesa del riconoscimento, in condizioni critiche, impossibilitati a proseguire il cammino, bloccati dalla neve «vicino a Burgas», ha raccontato Nnk. Cosa fare? I volontari, inclusi gli italiani, hanno subito e più volte contattato il 112 bulgaro, fornendo le esatte coordinate Gps per salvare i tre ragazzi, che non si trovavano in una posizione difficile da raggiungere. «Le autorità bulgare hanno ignorato le chiamate e la polizia di frontiera ha attivamente impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i minori, bloccandone i veicoli», l’accusa di Nnk.

Un minore morto

Il giorno dopo, è stato quello della disperazione e del dolore. Il 28, infatti, i team di soccorso, italiani inclusi, hanno individuato «un primo minore morto», il corpo circondato da orme di «stivali e zampe di cane», a suggerire che le forze dell’ordine bulgare abbiano deciso di «non dare assistenza» al giovane o «di non recuperare il corpo». A stretto giro di posta, il ritrovamento di un secondo corpo, «32 ore dopo la prima allerta». Infine, la scoperta del terzo cadavere, «57 ore dopo» la richiesta di soccorso dei volontari, un corpo «dilaniato da animali» selvatici. Solo un caso isolato? Non la pensa così Nnk, che ha accusato Sofia di «ignorare da anni» simili richieste di soccorso e di «negare assistenza medica alle persone» in transito tra Turchia e Bulgaria. «Lo fanno apposta e ciò continua a provocare decessi», la durissima denuncia.

L’omissione di soccorso

L’omissione di soccorso nei confronti dei tre giovani stata confermata anche dal Collettivo Rotte Balcaniche, base a Schio, vicino a Vicenza, dal 2020 nei Balcani e dal 2022 operativo sulla frontiera bulgaro-turca. Invece di essere lodati per aver cercato di salvare delle vite, tre volontari del Collettivo, infatti, sono stati fermati dalla polizia di Sofia.

Le testimonianze del Collettivo

«Oltre a numerose intimidazioni, la Polizia di frontiera ha costretto un gruppo di noi a camminare di notte al gelo per ore, ha ordinato a un soccorritore di caricarsi sulle spalle uno dei corpi senza vita mentre gli altri venivano gettati nel bagagliaio dell’auto della polizia», ha scritto su Facebook Simone Zito, uno dei tre fermati, mentre il Collettivo ha parlato di arresti «per aver salvato delle vite», denunciando anche altri episodi di intimidazione da parte delle autorità. Intimidazioni che, come la vicenda dei migranti lasciati morire, non sono un fatto nuovo, secondo le denunce fatte per anni da volontari attivi dalla Croazia alla Bulgaria.

 

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