Tassa sulla proprietà di immobili: la proposta che divide la Slovenia
Escluse le prime case. Per l’esecutivo aumenterà l’offerta di abitazioni. Critici Comuni e proprietari
Alcune voci favorevoli, nel governo. E un’alzata di scudi da parte del mondo imprenditoriale, degli affittuari e dei Comuni. È il quadro che si sta sviluppando nella vicina Slovenia, dove il 2025 sarà con alta probabilità l’anno di una legge attesa, giusta per molti, controversa per altri.
È la cosiddetta «tassa di proprietà sugli immobili», un nuovo balzello che – nelle intenzioni di chi governa – dovrebbe colpire il fenomeno delle abitazioni sfitte, facendo al contempo incassare allo Stato un bel gruzzolo, stimato in 600 milioni di euro all’anno.
Legge, ancora in cantiere, i cui contorni sono stati tratteggiati dal premier Robert Golob, affiancato dai leader degli altri partiti di maggioranza, la ministra della Cultura, Asta Vrecko (Levica), e il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Matjaz Han.
Golob per prima cosa ha voluto tranquillizzare gli sloveni, specificando che si parla di misure che non vanno a colpire le prime case, «i cui proprietari non saranno tassati, mentre altri sì e per una ragione: quella di incoraggiare l’utilizzo degli immobili, non come forma di investimento ma come abitazioni», luoghi da vivere.
Chi entrerà invece nel mirino delle autorità? L’idea, ha sintetizzato l’agenzia di stampa slovena Sta, è quella di una tassa dell’1,45% sul valore generale di alcuni terreni e immobili di chi possiede due o più abitazioni.
A essere tassate dovrebbero essere così le seconde case, se sfitte. In caso di affitto, il peso della tassa potrebbe essere “bilanciato” e ridotto sulla base delle imposte già pagate sull’affitto. Ma Lubiana pensa di escludere dal beneficio le locazioni a breve termine, colpendo così il “fenomeno AirBnb”. Qual è la filosofia dietro la futura legge?
Non solo fare cassa, bensì soprattutto spingere verso l’aumento dell’offerta di case in affitto riducendo i costi per gli inquilini. La tassa, sulla carta, invoglierebbe i proprietari ad affittare gli immobili a lungo termine e a registrare tali affitti. L’obiettivo è «ampliare l’offerta di immobili, sia in vendita sia in affitto, accrescendo anche il potere d’acquisto, in particolare dei giovani», ha confermato Golob, specificando che Lubiana vuole seguire l’esempio di altri Paesi Ue che «tassano di più le proprietà e meno i salari».
Questo il quadro, che però potrà mutare prima di una eventuale approvazione. Perché critiche e suggerimenti saranno recepiti dal governo durante la consultazione pubblica sulla legge, ha assicurato Han. E le critiche inevitabilmente già fioccano.
Le tasse sulle proprietà devono finire in mano alle municipalità, ha aperto le danze l’Associazione dei comuni, che ha stigmatizzato il fatto che i budget comunali sarebbero da anni in affanno. E ha evocato addirittura un ricorso alla Consulta contro la legge.
Poiché Lubiana ha messo nel contempo nel mirino gli affitti in stile “AirBnb” , l’Associazione che rappresenta i proprietari di immobili che affittano a breve termine ha detto di «ritenere che dovrebbero essere esentati dal pagamento dell’imposta sulla proprietà per il periodo in cui non possono affittarla a causa di tali restrizioni amministrative». «La legge proposta non è stimolante né giusta», ha chiuso le porte lo Slovenian Business Club (Sbc).
Critico anche il giornale Vecer, che ha puntato l’indice contro l’esclusione delle prime case che andrebbe a favorire i più ricchi, colpendo la classe media. Ancora più duro il settimanale Demokracija, che ha bollato il governo come «socialista» e dalla «mentalità predatoria». E il 2025 non si prospetta facile, per Golob e i suoi. —
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