«I Balcani occidentali cuore del progetto Ue: avanti con l’adesione»

 

A Bruxelles da von der Leyen a Meloni l’impegno comune. Costa: «L’allargamento è la nostra promessa di prosperità»

Stefano Giantin
Ursula von der Leyen durante il summit
Ursula von der Leyen durante il summit

Rinnovato slancio all’avvicinamento dei Balcani alla Ue, un processo lentissimo, iniziato più di vent’anni fa. Ma che la nuova Commissione europea promette di accelerare, nei prossimi cinque anni. È il messaggio lanciato a Bruxelles al summit Ue-Balcani occidentali, vertice organizzato dal nuovo esecutivo europeo, presenti i leader politici dei Paesi membri e quelli balcanici, proprio per mantenere alto in agenda il “dossier Balcani”, tornato d’attualità alla luce dell’aggressione all’Ucraina – dramma che ha fatto comprendere all’Europa i rischi geostrategici di tenere fuori dal “club” la vicina regione.

La cooperazione rafforzata con i Balcani è «una priorità» del nuovo esecutivo Ue, anche perché è sempre stato chiaro che la regione è «il cuore del nostro progetto europeo», ha affermato al termine del summit il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che ha ribadito che «l’allargamento», sempre basato «sul merito», è «la nostra promessa di prosperità». Ed è anche il «miglior investimento geostrategico in pace e sicurezza». Dopo Covid, crisi e guerre, c’è una «nuova realtà» in Europa che ha fatto comprendere che «non basta tenere la porta aperta» per i Paesi candidati, «ma che dobbiamo agire», ha fatto eco Ursula von der Leyen. «Continueremo a lavorare su due priorità, adesione e graduale integrazione nel mercato unico», ha spiegato la presidentessa della Commissione.

Parole che fanno il paio con quelle della nuova “Lady di Ferro” della politica estera Ue, la neo-Alto rappresentante Kaja Kallas, che ha spiegato di voler «vedere un vero avanzamento nel processo di allargamento nei cinque anni del nostro mandato e abbiamo la volontà di lavorare su questo». È la linea che seguirà anche la Germania, chiunque si troverà alla testa del Paese dopo il voto. Lo ha garantito da parte sua il Cancelliere tedesco Olaf Scholz. I Balcani aspettano «da più di vent’anni» e oggi è tempo «di portare a termine il processo, con nuovo slancio», ha aggiunto. Che la via, seppur accidentata, sia segnata, lo ha confermato anche la presidentessa del Parlamento europeo, Roberta Metsola. L’allargamento, ha assicurato, è oggi «una prospettiva reale». In più, «se non ci facciamo avanti, altri interverranno», un chiaro riferimento a Russia e Cina. Di certo, «l’Europa è la vostra casa, l’Italia ne è convinta e sarà al vostro fianco in questo percorso, contate su di noi», ha detto da parte sua la premier Giorgia Meloni.

Auspici che sono stati ribaditi nella Dichiarazione congiunta del summit Ue-Balcani, dove si è messo nero su bianco che Bruxelles ha tutta l’intenzione di rafforzare il «partenariato strategico tra Unione e i Balcani occidentali, più importante che mai». E «nel processo di allargamento ci sono un nuovo dinamismo e notevoli progressi rispetto al nostro ultimo Vertice», è stato sottolineato.

Dalle parole si è passati ai fatti, ben prima del summit . Riguardano in particolare il Montenegro, il Paese balcanico più avanzato nel processo d’adesione, con la corsa di Podgorica verso la Ue che sta subendo una forte accelerazione con la chiusura provvisoria di ben tre capitoli negoziali. Sempre questa settimana, infine, è stata spianata alla Serbia la strada all’apertura del cosiddetto “cluster 3”, su Competitività e crescita inclusiva. Ma sarà adesione entro il 2030, per gli interi Balcani? Difficile, ha fatto capire in settimana la slovena Marta Kos, neo-commissaria all’Allargamento. Lasciandosi scappare che i fortunati futuri membri, nel giro dei prossimi cinque anni, saranno solo «uno o più» Stati. —

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