Macedonia del Nord, sedi pubbliche assediate dopo la strage in discoteca: «Vogliamo giustizia»

La rabbia dei dimostranti a Kočani come l’ondata di protesta in Serbia. 14 arresti per l’incendio in cui sono morti 59 giovani

Piero Tallandini
Alcuni parenti delle vittime
Alcuni parenti delle vittime

Dopo la Serbia ora a esplodere di rabbia è anche la Macedonia del Nord. Nel Paese balcanico, dove è stato proclamato il lutto nazionale per sette giorni, la strage alla discoteca Pulse di Kočani in cui sono morti 59 giovani ha innescato la nascita di un movimento di protesta che ricorda quello che ha preso forma ormai da mesi in Serbia dopo il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad, costato la vita lo scorso 1 novembre a 15 persone. E anche in questo caso, in prima linea, ci sono gli studenti.

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La protesta

Lunedì la rabbia ha spinto una folla di centinaia di persone ad assediare il Municipio di Kočani e le sedi di Tribunale, Procura e Polizia. È partita una pioggia di pietre, uova e di altri oggetti, inoltre sono stati assaltati e distrutti un bar e un’auto che, secondo quanto riportato dai media macedoni, appartenevano al proprietario della discoteca.

«Vogliamo giustizia!» e «Assassini!» le parole urlate a squarciagola dai dimostranti. Come in Serbia, anche qui la richiesta di giustizia va di pari passo con la critica a un sistema ritenuto incapace di tutelare i cittadini, in un Paese in cui corruzione e criminalità risultano ormai dilaganti. Nel mirino pure il sindaco di Kočani, che ieri mattina si è dimesso.

La mobilitazione degli studenti

E poi, come detto, c’è la mobilitazione degli studenti in diverse città del Paese, a cominciare da Skopje (la capitale è a non più di un centinaia di chilometri da Kočani): organizzati raduni e cortei per commemorare le vittime e per denunciare con forza la corruzione.

L’urgenza di combattere la corruzione, peraltro, pare idea condivisa anche da esponenti governativi. «La corruzione e la criminalità provocano la perdita di tante vite umane, di tanti nostri giovani – ha dichiarato Pance Toshkovski, ministro dell’Interno –. Dobbiamo agire in fretta per cambiare radicalmente questa situazione».

Dichiarazioni che alludono al quadro di pesanti irregolarità che caratterizzava, secondo quanto ribadito dai media macedoni, la discoteca: dalla falsa licenza all’assenza di misure di sicurezza sia interne che esterne.

La strage: 59 morti e più di 160 feriti

E il bilancio della tragedia è agghiacciante: oltre ai 59 giovani i feriti sono più di 160, molti dei quali ancora in condizioni critiche. Alcuni dei più gravi sono stati trasferiti negli ospedali di Serbia, Bulgaria, Turchia, Grecia, Ungheria.

Gli arresti

Sono già scattati 14 arresti cautelari, compresi il proprietario del locale e gli organizzatori del concerto. La discoteca era stata in precedenza un deposito per tappeti, con un solo varco per ingresso e uscita, finestre piccole e senza percorsi di evacuazione. A innescare le fiamme è stato l’uso di fuochi pirotecnici all’interno.

E intanto sui social continuano a essere rilanciati appelli a protestare di nuovo, in tutta la Macedonia del Nord. —

 

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