Il patriarca serbo da Putin: «No alla rivoluzione colorata»
Ha alluso al fatto che le proteste studentesche siano manovrate dall’Occidente. Ricevuto al Cremlino, ha assicurato al leader russo la visita di Vučić il 9 maggio

Una frasetta buttata là, all’apparenza banale, ma capace di infiammare parte dell’opinione pubblica e indignare l’anima delle proteste in Serbia, i giovani e gli studenti. Frase pronunciata da una bocca autorevolissima nel Paese balcanico, il patriarca serbo-ortodosso Porfirije, la figura apicale nella Chiesa nazionale serba, schieratosi apertamente a sostegno delle autorità al potere, assediate dagli “indignados”. E adottando per di più la teoria della «rivoluzione colorata», eterodiretta dall’estero. È stato proprio «rivoluzione colorata» il termine usato da Porfirije durante un incontro altrettanto controverso, a Mosca, con il presidente russo Vladimir Putin.
Porfirije, sbarcato nella capitale russa su invito del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, per ricevere una laurea in Scienze teologiche, è stato accolto anche da Putin, al Cremlino. E lì Porfirije, affiancato da Kirill e dai metropoliti serbo-ortodossi Irinej e Antonije, ha voluto toccare con Putin il tema-chiave nella Serbia di oggi, quello delle proteste. Anzi, in Serbia, starebbe andando in scena «una rivoluzione», ha spiegato il patriarca serbo-ortodosso a Putin. «Come si dice?», ha poi chiesto ad Irinej, che gli ha suggerito appunto l’aggettivo «colorata». Sì, il patriarca pensa che a Belgrado si stia tentando veramente «una rivoluzione colorata, lo sapete», ha detto al leader russo, aggiungendo di sperare che «supereremo questa tentazione, perché sappiamo e percepiamo che i centri di potere dell’Occidente non vogliono che si sviluppi l’identità del popolo e della cultura serbi».
Porfirije, prima e dopo il passo “incriminato”, ha espresso anche altre opinioni che descrivono una Chiesa serbo-ortodossa – e una classe dirigente serba – nuovamente assai vicina alla Russia. «Il popolo serbo guarda a quello russo come a un solo» popolo, ha spiegato Porfirije, aggiungendo poi di «voler sottolineare quanto le siamo grati per il vostro sostegno sul Kosovo e sulla Republika Srpska e, naturalmente, anche sul Montenegro».
Porfirije che ha poi sottolineato di «avere molto buone relazioni con il presidente» Vučić, «che mi ha detto di dirle che sarà qui il 9 maggio, a prescindere dalle «circostanze» in Europa. Vučić a Mosca, dunque, andrà a dispetto degli ammonimenti della Ue.
Di certo, ha poi aggiunto il patriarca di Belgrado, «il mio desiderio e quello della maggioranza nella nostra Chiesa è che, sul lungo periodo, se ci sarà una nuova divisione geopolitica, dovremmo essere vicini all’ambiente russo». Parole che hanno provocato maretta sui social e nei commenti sui media non filogovernativi in Serbia, dove i giudizi negativi sono stati tanti. Il più gettonato? Quello di tal Vladimir Stevanovic, che ha scritto: «Sua santità, si vergogni» per quello che moltissimi hanno letto come un attacco a gamba tesa contro gli studenti, da mesi sulle barricate e da nove giorni impegnati ad assediare la sede della Tv pubblica. —
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