Nuova protesta di piazza in Serbia, la risposta di Vučić: «Rimpasto»
Strade bloccate da studenti e cittadini. Il presidente interviene in diretta tv. E il premier: «Sì al dialogo»

Da una parte studenti e cittadini, pacifici ma arrabbiati e decisi, che osano sempre di più, andando a occupare per 24 ore uno dei gangli stradali più importanti a Belgrado e paralizzando così mezza capitale. Dall’altra le autorità al potere: in testa il presidente Aleksandar Vučić che in diretta Tv ribadisce che tutte le richieste dei manifestanti sono state soddisfatte, ma al contempo apre a un rapido e profondo rimpasto di governo, un’altra via – forse – per placare la piazza.
Una partita a scacchi
È sempre più complicata la partita a scacchi che si gioca nelle strade e nella politica serba, scatenata dalla tragedia alla stazione di Novi Sad, 15 morti lo scorso primo novembre per il crollo di una tettoia. A fare ieri una mossa attesa, ma esplosiva, sono stati nuovamente migliaia di studenti, sostenuti anche da cittadini, agricoltori e persino biker, che hanno deciso di occupare per un giorno intero, fino a stamattina, l’enorme svincolo di Autokomanda. Ad aprire le danze, all’arrivo dei primi cortei ad Autokomanda, lo slogan che recitava «Un governo marcio può solo cadere» come un frutto bacato e cartelli dal forte impatto, come una mano rossa grondante sangue e la scritta «la corruzione uccide».
Quattro richieste chiave
Il fine più alto della protesta rimane quello di obbligare le autorità al potere a soddisfare quattro richieste-chiave. La prima, si legge sul sito podrzistudente.org, è la «pubblicazione di tutta la documentazione» relativa alla ricostruzione della stazione di Novi Sad. La seconda riguarda l’avvio di inchieste serie «contro tutte le persone su cui grava il sospetto di avere attaccato fisicamente studenti e professori» durante le proteste. In terzo luogo, chiedono gli studenti, lo Stato deve cassare tutti i «procedimenti penali» contro «studenti detenuti e arrestati». Infine, quarto punto, va «aumentato il budget per l’istruzione superiore del 20%».
La risposta di Vučić
La risposta è arrivata in serata, in diretta tv, dalla bocca del presidente Vučić, affiancato dal premier Miloš Vučević e dalla presidente del Parlamento, Ana Brnabić. Vučić ha ricordato che ormai la Serbia si avvicina ai «90 giorni» dal dramma del crollo alla stazione di Novi Sad e «in tre mesi abbiamo dato il massimo per dimostrare empatia, aiutare le famiglie, e cercato in tutti i modi di individuare le cause della tragedia», mentre la magistratura starebbe facendo il suo lavoro, con 13 figure di peso sotto inchiesta. Ciononostante «abbiamo» anche «ascoltato diverse accuse» contro le autorità, «appelli alla distruzione dello Stato, dichiarazioni irresponsabili, si è creata un’atmosfera che non giova a nessuno». Poi, le parti-chiavi del discorso. Le richieste degli studenti? «Abbiamo pubblicato tutto quello che avevamo», più di 13mila documenti e contratti, ha ribadito Vučić, aggiungendo che sono 37 le persone sotto inchiesta per attacchi a studenti. Poi il presidente ha perfino aperto alla «grazia», malgrado «non ne abbia mai firmata una», per i 13 studenti e professori sotto processo per violenze alle proteste; e anche a aumenti per l’istruzione.
Mano tesa
Dopo tutto questo, la mano tesa. «Vogliamo che i ragazzi tornino sui banchi» e «garantire la stabilità» alla Serbia; per questo «siamo pronti a parlare di tutto» con studenti e professori, ha assicurato Vučić, un’offerta condivisa pubblicamente anche dal premier Vučević. «Le porte sono aperte, è sempre il momento di discutere», ha giurato il premier.
Infine, la richiesta di Vučić al governo. Serve un «rimpasto» dell’esecutivo e pure «con urgenza» e «attendo che più del 50% dei ministri venga sostituito». Basterà a far rientrare le proteste? Lo si scoprirà probabilmente già da oggi.
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