La centrale nucleare di Krško punta agli 80 anni di attività. Sul nuovo reattore si decide nel 2028
Si mira a superare la data di dismissione fissata in origine al 2043, nel sessantesimo dall’avvio del servizio
L’elisir di lunga vita. È quello che potrebbe essere “offerto” in un futuro non lontano a una centrale nucleare già molto in là con gli anni, per prolungarne ulteriormente il ciclo produttivo, in attesa della costruzione di un secondo reattore. È lo scenario che si sta materializzando in Slovenia, dove proprio in questi giorni si sta celebrando il compleanno dell’impianto di Krško, in comproprietà tra Lubiana e Zagabria.
La storia
La posa della prima pietra della centrale fu nel lontanissimo 1974, con l’impianto entrato poi in pieno servizio nel 1983. E Krško potrebbe funzionare ancora a lungo, ben oltre quel 2043 che, a oggi, dovrebbe segnare l’anno del suo “fine vita”. È questo l’obiettivo reso noto dal management di Krško, la “Nuklearna elektrarna Krško” (Nek), che questa settimana ha evocato l’idea di prolungare oltre i sessant’anni l’operatività della centrale. Così si legge sul sito ufficiale di Nek, in un documento dedicato appunto al «giubileo» di Krško, i 50 anni dalla posa della prima pietra.
Nel documento si ricorda che Krško «è operativa da 40 anni» e durante questo lunghissimo periodo «ha mantenuto e aggiornato i suoi sistemi di controllo, le strutture e i componenti», in modo tale da soddisfare «i requisiti» e gli «standard» più alti dell’industria nucleare moderna. Nel 2023, Krško ha poi superato un esame importante, «completando con successo le procedure amministrative per estendere le operazioni della centrale fino al 2043».
Obiettivo 80 anni
Ma si potrebbe andare oltre, ha svelato la Nek. Nel mondo, infatti, sono sempre più le centrali nucleari «operative per più di sessant’anni», mentre negli Stati Uniti sono ben «otto quelle che hanno ricevuto il via libera per gli 80 anni» di operatività continua, mentre «altri hanno presentato simile domanda» di allungamento. Si tratta di un riferimento a impianti americani come quello di Turkey Point, che ha ricevuto semaforo verde per i reattori 3 e 4 nel 2019, o come quello di Surry, che è stato valutato positivamente da Washington e che dunque potrà lavorare fino al compimento dell’ottantesimo anno di attività. E Krško vuole seguire la stessa strada.
Dato che «siamo una centrale ben mantenuta con continui miglioramenti sulla sicurezza, Krško è certamente un candidato per l’estensione delle operazioni oltre i 60 anni», la chiosa della Nek.
Nek fa sul serio. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa slovena Sta, il management della centrale lancerà già il prossimo anno uno studio per «determinare se una nuova estensione della vita dell’impianto è possibile» e, su questa base, sarà presa una decisione da parte «degli organi di direzione» di Krško e «da una commissione internazionale».
Il processo per un eventuale prolungamento non sarà tuttavia breve, ma potrebbe «durare un decennio o più», ha specificato la Sta, ricordando che serviranno svariati studi, via libera delle autorità e soprattutto un programma di modernizzazione e adeguamento delle parti dell’impianto diventate nel frattempo obsolete, oltre a complesse procedure autorizzative e a uno studio transfrontaliero sull’impatto del prolungamento.
Il raddoppio
Nel frattempo, su Krško 2 si va avanti, ma con giudizio, dopo la cancellazione del referendum consultivo dello scorso ottobre. È quanto conferma il Piano su Energia e Clima aggiornato, adottato dal governo sloveno questa settimana. Piano che conferma la strategicità del nucleare. Con una decisione finale sulla sua realizzazione prevista solo nel 2028.—
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