La medaglia di Mattarella in ricordo del medico eroe di Vergarolla, la nipote: «Grande emozione»
La nipote di Geppino Micheletti tra cerimonia a Roma e ricordi privati. Codarin: «La Croazia riveda il no sul nome all’ospedale di Pola»

«Una grande emozione. Anche per le parole del presidente della Repubblica, che ci ha raccontato di conoscere molto bene la storia». Maria Grazia Micheletti racconta commossa la cerimonia di lunedì scorso al Quirinale, che ha visto Sergio Mattarella conferirle le medaglie “al Merito della Sanità pubblica” e “ai Benemeriti della Salute pubblica”, in ricordo del medico Geppino Micheletti, l’eroe di Vergarolla. Suo zio.
«Medico in servizio all’ospedale Santorio di Pola – si legge nella motivazione –, che si distinse nell’agosto 1946 per aver prestato soccorso per oltre 24 ore, a seguito dello scoppio volontario di mine e residui bellici presenti sulla spiaggia di Vergarolla, ai numerosi pazienti gravemente feriti, non interrompendo la sua attività neanche dopo aver saputo della morte dei suoi due figli di 5 e 9 anni».
Quel giorno, il 18 agosto, in un arenile gremito, molti i bambini, l’esplosione causò oltre cento vittime. Una delle pagine drammatiche di quegli anni (nella quale Micheletti perse anche un fratello e la cognata), ricostruita a Roma in occasione di un riconoscimento forse tardivo, fa capire la signora Maria Grazia, figlia di Quinto Micheletti, fratello di Geppino.
«Finalmente, era arrivato il momento. Una cerimonia bellissima, durante la quale il presidente mi ha sottolineato l’onore che provava nel premiare un uomo di così grande valore». Geppino? «È stato uno zio molto vicino, specialmente per mio fratello Alberto, il più piccolo. Il ricordo più vivo è di quando ci portava a sciare al Terminillo». In seguito al trattato di pace di Parigi, il medico nato a Trieste nel 1905 aveva lasciato Pola e dal giugno 1947 aveva trovato lavoro a Narni in Umbria, dove operò per 14 anni fino alla morte. «Mio padre, pure lui medico dopo la laurea a Perugia – racconta ancora la nipote –, iniziò a lavorare a Terni e, quando seppe della disponibilità di un posto da primario a Narni, informò il fratello Geppino».
Il presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Renzo Codarin, nell’evidenziare la sensibilità «dimostrata ancora una volta dal Quirinale nei confronti della nostra storia», ha aggiunto un altro elemento alla storia di Micheletti. «Ora auspico che questa benemerenza, a lungo attesa – le parole di Codarin –, sensibilizzi anche le autorità croate affinché riprendano in considerazione, dopo averla pochi giorni fa bocciata, la proposta di intitolare a Micheletti il nuovo ospedale di Pola, come richiesto dalle istituzioni della comunità italiana autoctona in Istria».
La nipote Maria Grazia, peraltro, preferirebbe una soluzione diversa. «Non entro nelle questioni politiche, che conosco poco, ma Pola, oggi, non mi dice più di tanto – spiega –. Con la premessa che la sua grandezza riguarda non un luogo, ma l’intera umanità, mi piacerebbe che allo zio venisse dedicata una struttura ospedaliera italiana. Di Narni oppure di Trieste».
Nell’agosto scorso c’è stato già un omaggio della città. L’Azienda sanitaria di Trieste gli ha infatti intitolato il giardino interno dell’ospedale Maggiore, parlando del dottor Micheletti come del «simbolo del coraggio dell’abnegazione e della dedizione con cui tutto il personale sanitario nel mondo svolge giorno dopo giorno il proprio lavoro anche in condizioni drammatiche senza mai tirarsi indietro». —
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