Lascia il capo della polizia slovena, più saldo il ministro Poklukar

Jušić si è dimesso dopo le pressioni per la nomina «illegale» e le voci su politici e magistrati spiati

Stefano Giantin
Senad Jušić, ormai ex direttore generale della polizia slovena, a sinistra con il ministro Boštjan Poklukar
Senad Jušić, ormai ex direttore generale della polizia slovena, a sinistra con il ministro Boštjan Poklukar

Un addio atteso, da tanti richiesto da lungo tempo, con profonde implicazioni politiche. E che potrebbe “salvare” la testa di un ministro-chiave nel governo a Lubiana, quello degli Interni, nei giorni scorsi criticato con sempre maggior forza pure da una parte della maggioranza. È lo scenario che ha iniziato a concretizzarsi ieri in Slovenia, scossa a sorpresa da dimissioni di grande peso. Sono quelle di Senad Jušić, ormai ex direttore generale della polizia, che ha consegnato la sua lettera d’addio nelle mani del ministro degli Interni, Boštjan Poklukar, che le ha subito accettate.

Le dimissioni

«Rimango nella polizia e fedele alle istituzioni, allo Stato e ai cittadini che servo», ha scritto Jušić, senza esplicitare le ragioni delle dimissioni, mentre Poklukar lo ha ringraziato per aver «portato il peso dell’intero corpo di polizia» e per la «scelta onorevole», quella delle dimissioni. Ma tutti, a Lubiana, hanno intuito le cause della seppur tardiva uscita di scena di Jušić, figura al centro di spinose controversie – assieme a Poklukar – già dallo scorso autunno. Lo scorso novembre, ha ricordato l’agenzia di stampa slovena, la Sta, un tribunale amministrativo aveva infatti dichiarato «illegale» la nomina di Jušić a direttore generale della polizia, decisa da una commissione ad hoc nel febbraio del 2023, senza tuttavia giustificare a pieno la scelta e controllare i requisiti richiesti. Jušić era tuttavia rimasto a svolgere le sue funzioni, mentre Poklukar veniva messo sulla graticola per non aver agito per rispettare la sentenza.

Un altro scandalo

Nel frattempo, un altro presunto scandalo – da tempo al centro dello scontro politico – aveva scosso il Paese e la polizia. Riguarda il “Centro per la protezione e la sicurezza”, una unità speciale della polizia col compito di sorvegliare edifici istituzionali e proteggere personalità a rischio. Avrebbe avuto, il Centro, al suo interno mele marce, che avrebbero spiato politici e magistrati, invece di tutelarli.

Difficoltà, sospetti, scandali veri o presunti che avrebbero suggerito un prematuro repulisti e l’uscita di scena di Jušić, arrivata solo ieri. E non prima di pressioni politiche assai pesanti. Le dimissioni di Jušić erano infatti state richieste da due dei partner di maggioranza del governo Golob, Levica (Sinistra) e Socialdemocratici (Sd), e ben prima del voto di sfiducia contro Poklukar, che potrebbe essere messo in agenda la settimana prossima. La mozione, ricordiamo, è stata presentata da Nuova Slovenia (NSi), all’opposizione, con il sostegno dell’Sds e di altri deputati indipendenti, che avevano accusato Poklukar di inazione sul caso Jušić.

La difesa di Poklukar

Levica e Sd, successivamente, avevano fatto sapere di non dare per scontata una difesa di Poklukar in Parlamento, suggerendo che le dimissioni di Jušić avrebbero potuto invece dare una mano a “salvare” il ministro. E ieri, dopo l’addio di Jušić, i toni sembrano in effetti essersi rasserenati – anche se non del tutto. La polizia potrà ora «respirare liberamente», ha affermato anche l’esperto di sicurezza Miroslav Zaberl. Ma se anche Poklukar potrà farlo dopo il voto di sfiducia lo si saprà solo nei giorni a venire.

 

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