Si incagliò nove mesi fa nel canal d’Arsa, ma non è stata rimossa: sos del sindaco di Arsia

L’incidente per la nave cargo Deala è avvenuto ad aprile. «Allarme per l’ambiente: potrebbe spezzarsi o rovesciarsi»

Andrea Marsanich
La falla, un particolare dello scafo di nave Deala. Foto Morski.hr
La falla, un particolare dello scafo di nave Deala. Foto Morski.hr

La nave Deala, battente bandiera della Tanzania, si era arenata l’aprile scorso all’imboccatura del Canal d’Arsa, a poca distanza da punta Ubas, nell’Istria orientale. L’incidente era avvenuto ad una quarantina di metri dalla costa, in un tratto di mare dove la profondità varia dai 2 ai 5 metri. Da allora sono trascorsi nove mesi e questo cargo per il trasporto bestiame continua ad essere esposto al moto ondoso e a venti come bora e scirocco, particolarmente impetuosi in questo lembo della penisola.

L’incidente

Subito dopo l’incidente, che non aveva provocato feriti o vittime tra i 15 membri d’equipaggio, tutti cittadini egiziani (immediatamente rientrati in patria), il competente ministero croato e la Capitaneria di porto di Pola avevano dichiarato che il disincagliamento sarebbe avvenuto entro un mese. Come non detto.

A poche settimane dall’incidente, l’armatore africano proprietario dell’unità aveva deciso di rinunciare alla titolarità, passata alla Repubblica di Croazia, che ha dunque il compito di rimuovere la Deala e rimorchiarla in altro sito. Tutto il carburante era stato portato via per tempo dall’unità, anche se – sostengono gli addetti ai lavori – qualcosa di potenzialmente inquinante è rimasto sicuramente a bordo e dunque rappresenta un pericolo per l’ambiente.

Nave coperta dall’assicurazione

La nave è coperta dall’assicurazione e dunque non vi sono o non vi sarebbero ostacoli per tirarla via dall’abbraccio del fondale, dove era finita il 16 aprile scorso probabilmente per un errore di manovra. Comunque sia, la popolazione locale, specie gli abitanti di Valmazzinghi e di Traghetto, sono assai preoccupati per l’evolversi di uno stato di cose che dura da troppo tempo. A farsi portavoce del malcontento è stato il sindaco di Arsia, Leo Knapić, rivoltosi ai media: «Faccio un appello alle autorità competenti affinché si sbrighino, non permettendo che il cargo si spezzi o si rovesci a causa di una mareggiata. Ho ricevuto dalla Capitaneria portuale di Pola l’assicurazione che si sta facendo il possibile per arrivare al disincagliamento.

Lavori per la rimozione

È stata in questo senso bandita la gara per i lavori di rimozione, ma il tempo stringe e ci sarebbero ulteriori danni allo scafo. Gli organismi statali sono in netto e colpevole ritardo. Speriamo che non accada nulla di grave».

A farsi vivo è stato anche il ministero croato del Mare, Trasporti e Infrastrutture, Oleg Butković il quale ha rilevato che finora sono state intraprese tutte le necessarie attività e che l’operazione di disincagliamento dovrebbe avvenire in tempi ragionevolmente brevi. Nella nota diffusa dal dicastero, si sottolinea che l’estrazione delle sostanze inquinanti è avvenuta senza problemi e che attorno alla Deala si trovano le barriere antinquinamento, così non ci sono rischi per il mare, le sue creature e la costa. Ma giorni fa, a causa di cattive condizioni meteomarine, le barriere sono state danneggiate.

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