Il presidente serbo – bosniaco Dodik strizza l’occhio a Trump e rilancia la legge contro le Ong
Il presidente serbo-bosniaco: «Usano fondi stranieri per diffamare il nostro popolo e la Republika»
Quello che nasce in America – tendenze, mode e politiche avventurose – non rimane in America. E prima o poi arriva in Europa. L’impressione è confermata dalle ultime, potenzialmente esplosive evoluzioni nella Republika Srpska (Rs), l’entità politica dei serbi che, assieme alla Federazione bosgnacco-croata, forma la Bosnia-Erzegovina.
Rs che, in primavera, sulla falsariga dei primi passi della nuova amministrazione Trump, potrebbe colpire al cuore la società civile, introducendo una legge draconiana nei confronti delle organizzazioni non governative, avvertite spesso come il fumo negli occhi da Banja Luka. In linea con la Washington di Trump e Musk, con le Ong ritenute paravento di operazioni politiche contro le élite al potere.
Ad evocare il gran passo è stato il presidente serbo-bosniaco Milorad Dodik, leader nazionalista apertamente filo-Putin, vicinissimo al premier populista ungherese Orban e soprattutto fan sfegatato di Donald Trump. Dopo la sua vittoria, Dodik si era fatto fotografare persino con un cappellino “Maga” e aveva organizzato un party di festeggiamento a Banja Luka. Prendendo spunto da Trump, ha annunciato che la Rs seguirà le orme di Washington sul fronte Ong, un chiaro riferimento allo stop Usa ai fondi per la cooperazione all’estero e persino ai finanziamenti a colossi come Usaid, che forniscono risorse vitali anche a migliaia di Ong in Bosnia, hanno riportato i media statunitensi.
Le cose cambieranno, ha anticipato Dodik, attaccando «tutti i tipi di spazzatura» camuffati da Ong che «usano fondi stranieri per diffamare il popolo serbo e la Republika Srpska». «Non cerchiamo vendetta, ma una cosa è certa, non potranno più farlo» in futuro, ha aggiunto. Come? Con l’introduzione appunto di una legge «rigorosa» sulle Ong, che potrebbe passare al vaglio del parlamentino serbo-bosniaco già a marzo. Legge «che sarà ancora più dura di quella che avevamo inizialmente proposto, cercando un compromesso, ma dato che non lo volevano e hanno pensato di dettare i termini, ora ne avranno una ancora più rigida», ha aggiunto.
Parole, quelle del leader serbo-bosniaco, che si riferiscono a speculari mosse tentate l’anno scorso nella Rs e poi rimaste lettera morta a causa di una sollevazione interna e soprattutto della comunità internazionale. La legge sugli «agenti stranieri», pensata appunto per colpire i finanziamenti dall’estero alle Ong che violerebbero «l’integrità e la Costituzione» serbo-bosniaca, era stata infatti definitivamente – o almeno così si pensava – archiviata nel maggio del 2024, dopo che gli Usa, ai tempi governati da Biden, avevano parlato di misure «repressive e non democratiche», mentre anche Ue e Osce erano insorte. A fine dicembre, pure nella vicina Serbia il vicepremier Aleksandar Vulin, falco filorusso e nazionalista, aveva suggerito la necessità, anche per Belgrado, di introdurre misure anti-Ong simili, per contrastare un settore che altro non sarebbe che un cavallo di Troia per «rivoluzioni colorate». In quel caso, come in Bosnia, non se ne era fatto nulla.
Il quadro, tuttavia, ora sarebbe mutato, almeno nella Rs. La legge anti-Ong ora verrà varata e «non ci interessa l’opinione della Ue», né «se ciò interromperà il nostro percorso d’adesione», ha ammonito Dodik. D’altronde, il vento soffia in un’altra direzione. Ora sarebbe «chiaro che questa è la strada giusta, se Trump ha deciso di stoppare i fondi alle Ong, ed è un segnale per noi», ha chiosato Dodik. —
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