Duello tv a Zagabria per le presidenziali croate

Scambio al vetriolo tra il favorito, il socialista Milanović, e il contendente di centrodestra Primorac. Domenica il ballottaggi

Stefano Giantin
Da sinistra Zoran Milanović, presidente uscente, e lo sfidante Dragan Primorac al dibattito tv Foto Epa
Da sinistra Zoran Milanović, presidente uscente, e lo sfidante Dragan Primorac al dibattito tv Foto Epa

 

Provocazioni, insulti. E posizioni antitetiche, spesso controverse, praticamente su tutto. Non sembra esistere il concetto di fair play al momento, in Croazia, in vista del ballottaggio delle elezioni presidenziali, in programma domenica. Una tornata elettorale importante che deciderà chi siederà – o continuerà a occupare – la poltrona di capo dello Stato. Lo si è visto in diretta sul primo canale della tv pubblica di Zagabria, Hrt, dove i due contendenti arrivati al secondo turno, il presidente socialdemocratico in carica, Zoran Milanović, e il suo rivale di centrodestra, Dragan Primorac, non si sono risparmiati colpi sotto la cintola e offese di basso livello. «Codardo» e «bugiardo» sono state quelle più moderate, in una serata ad altissima tensione.

Milanović al primo turno ha conquistato addirittura il 49,09% dei consensi, mentre Primorac ha convinto solo il 19,3% dei croati andati a votare. I due contendenti hanno tentato, l’uno di consolidare il consenso, l’altro di recuperare terreno.

Il diritto di voto

«Non c’è spazio per trionfalismi, andiamo avanti fino alla fine, faccio appello a tutti a esercitare il diritto di voto, la Croazia ha una chance di essere migliore», ha esordito così Milanović, mentre Primorac ha sostenuto di essere sceso in campo proprio per “eliminarlo” dalla scena politica, perché «ha diviso il Paese» e «ci ha fatto vergognare davanti al mondo». Poi, i reciproci fendenti sui temi più caldi e importanti per Zagabria. «La Croazia non deve prepararsi per la Terza guerra mondiale», ha affermato Milanović, un chiaro riferimento alla sua contrastata battaglia sull’impiego di soldati croati in missioni Nato a sostegno di Kiev. «Non è giusto che facciate paura ai croati parlando di un invio di militari croati in Ucraina», lo ha subito rimproverato Primorac, mentre Milanović ha negato di aver affermato che «soldati croati andranno in Ucraina».

La denatalità

Sul tavolo non c’è tuttavia solo l’Ucraina, campeggia anche la battaglia contro la denatalità. Milanović e i suoi alleati starebbero facendo propaganda sul fatto che «padre e madre non esistono», mentre il centrodestra considera «la famiglia tradizionale come l’arma primaria», ha successivamente attaccato il candidato sostenuto dall’Hdz, con i due che si sono trovati concordi solo sul fatto che il «modello» di rapporto Stato-Chiesa in funzione a Zagabria «va bene e non va cambiato».

Discordia piena invece sulle “origini” di Primorac, «ultimo comunista» perché sarebbe stato iscritto al Partito fino alla fine degli anni Ottanta, così Milanović ha messo in dubbio l’orientamento politico dello sfidante. E ancor più su fronti opposti sull’aborto, con il medico-politico Primorac che ha detto «per me la vita inizia con il concepimento e termina con la morte», mentre il presidente in carica ha assicurato di voler difendere «il diritto delle donne a decidere».

La Serbia e l’Ue

Quasi allineati i due invece sul comportamento da tenere con il presidente serbo Vučić. «Aiuteremo la Serbia a entrare nella Ue solo quando ci darà informazioni sull’ospedale di Vukovar», un riferimento a uno dei più orribili massacri dell’ultima guerra, ha detto Primorac, mentre pure Milanović ha bacchettato il leader serbo, definito «non benvenuto in Croazia», finché non deciderà «se il suo partner è la Russia o l’Unione europea». Chi ha vinto il dibattito? Un pareggio triste, dopo una partita brutta e aggressiva, l’opinione dei maggiori analisti, mentre quella decisiva di domenica si avvicina. 

 

Argomenti:Balcani

Riproduzione riservata © Il Piccolo