In Croazia slitta il ritorno della leva obbligatoria

Decisione presa alla luce delle imminenti elezioni presidenziali, previste domenica. Ma bisogna anche adattare la Legge sulla difesa alla nuova durata di due mesi

Valmer Cusma
Un intervento dei militari croati in una foto del 2022.
Un intervento dei militari croati in una foto del 2022.

Evidentemente il premier Andrej Plenković e il ministero della Difesa croati dovranno rimangiarsi le rassicurazioni di qualche tempo fa. Avevano affermato infatti che la reintroduzione del servizio di leva obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2025 non era in discussione e che non sarebbe stata assolutamente rimandata.

E invece sarà proprio così. Se ne riparlerà a 2025 ampiamente avviato.

In parlamento

Il rinvio è stato giustificato nell’aula parlamentare dal ministro della Difesa Ivan Anušić. «Per compiere tale passo – ha spiegato l’esponente del governo croato – sono necessari una decisione politica e il consenso anche del presidente della Repubblica Zoran Milanović che in base alla Legge sulla Difesa ha voce in capitolo sul tema. Essendo in atto la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 29 dicembre prossimo alle quali è candidato lo stesso Milanović – così ancora il ministro –, è impensabile chiedergli ora il consenso. Pertanto si rimanda tutto al 1° giugno o al 31 agosto dell’anno prossimo». Uno slittamento di almeno sei mesi, se non nove.

Il ritorno della Croazia alla “naja”

La legge da aggiornare

Ma c’è un ulteriore elemento da tenere in considerazione nell’ambito della vicenda. Alcuni media croati sottolineano infatti come sussista un altro fattore per il rinvio: ossia l’attuale Legge sulla Difesa non è stata ancora aggiornata alla nuova realtà in quanto contempla la leva obbligatoria di vecchia data, quella della durata di sei mesi.

A proposito il ministro Anušić ha risposto che le necessarie modifiche e integrazioni di legge sono già state inoltrate al governo. A ogni modo però l’approvazione definitiva spetta al Parlamento che quest’anno non si riunirà più.

I numeri e l’incognita

Il nuovo servizio di leva avrà la durata di due mesi e riguarderà tra 17 e 18.000 giovani all’anno che lo svolgeranno in tre località del Paese. Sarà considerata l’obiezione di coscienza che però potrebbe rappresentare un grosso problema di numeri. Nella per così dire vecchia leva, ultimamente vi si richiamava il 75% dei giovani che all’addestramento militare preferiva il lavoro nelle case di riposo per anziani e in altre istituzioni.

Una volta completato il servizio militare, le nuove leve addestrate potranno scegliere di tornare alla vita civile, continuare a svolgere il loro normale lavoro e far parte della riserva militare, oppure rimanere nelle Forze armate e intraprendere una carriera professionale all’interno. —

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