In Croazia Milanović si insedia, ma è già tensione con Hdz e Plenković
Alla cerimonia il presidente invita a operare «per la pace». Con il premier, grande assente, restano rapporti conflittuali

Un discorso certamente importante, dai toni un po’ criptici e allo stesso tempo enfatici, con un leitmotiv principale: la scelta della cautela, unica via per sopravvivere in un mondo complesso. Ma non tutti hanno prestato attenzione a quegli auspici, snobbati da premier e partito di maggioranza, segnale preoccupante, che fa intuire che il Paese va a passo spedito verso altri anni di difficile e conflittuale coabitazione. Paese, la Croazia, che ha ascoltato ieri il discorso ufficiale e osservato ricavandone impressioni contrastanti l’entrata in carica per il secondo mandato del presidente Zoran Milanović, capo di Stato dal 2020 e riconfermato alle ultime elezioni presidenziali. Voto che lo ha visto prevalere con il 75% dei consensi al secondo turno di gennaio, spazzando via la concorrenza del candidato sostenuto dall’Hdz, Dragan Primorac, la vittoria più schiacciante mai registrata da quando la Croazia conquistò l’indipendenza.
Milanović, sostenuto dall’opposizione di centrosinistra, in testa dai socialdemocratici, populista celebre per i toni spesso sopra le righe e per le posizioni assai critiche verso un più intenso coinvolgimento della Croazia nell’assistenza all’Ucraina aggredita da Mosca, ma anche verso Bruxelles, che ieri ha tenuto un profilo più basso del solito, quasi moderato. E forse serve proprio moderazione, in un periodo storico che non è certamente caratterizzato da «mare quieto e vento in poppa», bensì da «giorni negativi e bufere», ha sottolineato il presidente nel suo discorso di insediamento, che ha inaugurato altri cinque anni al Palazzo presidenziale di Zagabria.
Bufere, leggi guerra e crisi varie, che impongono di tenere la barra dritta e di usare estrema prudenza, ha suggerito il presidente croato, che ha promesso di battersi per difendere «pace e sicurezza» per i croati, operando affinché gli attuali «momenti difficili non diventino drammatici». Di certo, «il mondo di oggi è irriconoscibile rispetto solo a un decennio fa, all’orizzonte sta emergendo qualcosa di nuovo, ancora poco chiaro, che può confondere e far paura», ha continuato, suggerendo poi che l’obiettivo principale delle istituzioni dovrebbe oggi essere quello di «preservare la pace». Pace che dovrebbe essere la stella polare e l’obiettivo della classe dirigente di Zagabria, con la Croazia che deve «battersi per la pace nelle relazioni internazionali», ha aggiunto, assicurando che ciò non deve essere interpretato come «un tradimento delle alleanze con l’Occidente, a cui apparteniamo, ma una lotta per i nostri interessi».
«Tutto ciò che la Croazia ha realizzato – ha poi ricordato – è merito esclusivo del nostro popolo» e così dovrà essere anche in futuro, ha suggerito Milanović, che nel suo discorso ha posto l’accento anche sulla necessità di battersi contro le disuguaglianze e contro la corruzione. Ma gli auspici del presidente difficilmente saranno accolti dal centrodestra al potere. Tra le decine di alti papaveri politici, tra cui tre ex presidenti, seduti nel parterre all’insediamento, non c’erano infatti né il premier Andrej Plenković, né il presidente del Parlamento, Gordan Jandroković, entrambi in quota Hdz, che hanno deciso di boicottare la cerimonia, dopo aver accusato Milanović di aver oltrepassato le sue competenze nel primo mandato. E l’esordio del secondo sembra suggerire che la coabitazione continuerà a essere quantomeno conflittuale. —
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