Caos in Parlamento in Serbia: l’opposizione lancia fumogeni
Tre deputate di maggioranza rimangono ferite. Non viene sospesa la seduta: «Per farci smettere dovete ucciderci»

Quattro mesi di manifestazioni popolari di massa, pacifiche. Poi, una avventata azione di disturbo ben sopra le righe, in Parlamento, che rischia di far saltare il banco. È lo scenario osservato martedì all’Assemblea nazionale in Serbia.
Il Parlamento si era riunito con una foltissima agenda di leggi da discutere, resa più pesante dalla “ratifica” delle dimissioni annunciate a fine gennaio dal premier uscente, Miloš Vučević.
La scena, tuttavia, è stata presto occupata da svariati deputati dell’opposizione, che hanno lanciato petardi, fumogeni e uova, azione degenerata presto in tumulto. Il bilancio è di tre deputate della maggioranza ferite.
Una giornata caldissima, quella di martedì, che era iniziata con annunci di un possibile “Aventino” da parte delle opposizioni. Invece, decine di deputati anti-Vučić hanno deciso altrimenti, sedendosi ai loro posti in aula, innalzando subito cartelli con su scritto «sciopero generale», «avete le mani sporche» e altri slogan di sostegno alle manifestazioni degli studenti. Subito dopo, un altro passettino verso il caos, quando le opposizioni hanno sostenuto che un governo dimissionario non può portare in Parlamento decine di nuove leggi da approvare, come da agenda, tra cui una per l’aumento dei fondi alle università e il taglio delle tasse per gli studenti, secondo le richieste degli “indignados”.
Sul piatto le richieste degli studenti
In realtà, l’unico tema da discutere sarebbero provvedimenti per soddisfare le richieste degli studenti. Ed ecco il caos, con scaramucce, insulti, il lancio di lacrimogeni, uova e bottiglie d’acqua, l’accensione di fumogeni rossi e neri e getto di estintori. E l’esposizione dello striscione «la Serbia si solleva così cade il regime», a cui i deputati della maggioranza hanno risposto con grida «ustascia» all’indirizzo delle opposizioni.
I lavori non vengono sospesi
Malgrado il disordine e le zuffe i lavori non sono stati sospesi, mentre la Tv trasmetteva la bolgia in diretta. «Per impedirci di lavorare potete solo ucciderci», ha così replicato alle opposizioni la presidentessa del Parlamento, Ana Brnabić, che ha poi suggerito alla minoranza di «donare le uova a famiglie in difficoltà» invece di tirarle contro la maggioranza, sostenendo poi che «la vostra rivoluzione arancione è fallita».
«Il Parlamento lavorerà, qualsiasi cosa facciate», ha giurato. «Andiamo avanti con i lavori, ci sono leggi importanti» da approvare, come «quella per gli appartamenti a prezzo contenuto per i nostri giovani», l’intervento del ministro delle Finanze, Siniša Mali, mentre mezzo emiciclo tossiva per i fumogeni e piangeva per i lacrimogeni lanciati in Aula, il tutto con un incessante sottofondo di schiamazzi. E, per ore, il suono disturbante di fischietti e “vuvuzele” portate in Parlamento da membri dell’opposizione.
Tensione dentro e fuori
A far salire ulteriormente la tensione, l’annuncio di Brnabić, che ha affermato che una deputata, Jasmina Obradović, sarebbe «in pericolo di vita» dopo essere stata colpita nel corso dei tumulti, organizzati da una opposizione formata da una «banda di terroristi», i cui metodi saranno sicuramente apprezzati da «Albin Kurti», il premier kosovaro celebre per i lanci di fumogeni in Parlamento, quando non era ancora al potere.
Fumogeni che sono solo «manifestazione di insoddisfazione», ha replicato il leader del partito Srce, Zdravko Ponoš, mentre fuori dal Parlamento un piccolo gruppo di oppositori urlava «ladri, ladri» e lanciava uova all’indirizzo del Palazzo.
Cui prodest? Lo si vedrà nei prossimi giorni, ma sui gruppi social pro-proteste molti accusano le opposizioni di aver solo danneggiato la causa degli studenti. E pure la senatrice dem Tatjana Rojc stigmatizza gli incidenti come «un fatto deprecabile» e invita a «saper ascoltare le voci che si levano pacifiche nelle strade in tante città della Serbia».—
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