Bosnia, 31 bimbi rapiti e segregati: tre arresti per traffico di minori

Sono stati trovati in una casa a tre piani, erano in condizioni igieniche precarie.Sul caso c’è il massimo riserbo. I minori non sono stati ancora identificati

Stefano Giantin
La casa dove sono stati trovati i 31 bambini a Brčko in Serbia-Erzegovina. Tanjug / Foto Srna (Dragan Đukić)
La casa dove sono stati trovati i 31 bambini a Brčko in Serbia-Erzegovina. Tanjug / Foto Srna (Dragan Đukić)

Agenti di polizia, sotto la supervisione dell’ufficio della Procura e in cooperazione con i servizi sociali e la Croce Rossa, «hanno ritrovato un certo numero di bambini» e li hanno «trasferiti in un posto sicuro», mentre «tre persone sono state arrestate con l’accusa di traffico di minori». È questa la laconica dichiarazione che sta creando un polverone nei Balcani, la prima notizia che ha scosso tutti. Perché evoca una storia agghiacciante, dai contorni ancora confusi, che ha commosso e messo in allerta una regione intera.

Una casa degli orrori

Storia che arriva da Brčko, in Bosnia-Erzegovina, dove la polizia ha annunciato nei giorni scorsi di aver appunto ritrovato «un gran numero» di bambini – i media locali hanno parlato addirittura di «casa degli orrori» con 31 piccoli di età dai sei mesi fino a dodici anni – che erano custoditi in una grande casa a tre piani. A finire per primi in manette – ma poi gli arresti sono aumentati – una donna, che avrebbe avuto il compito di prendersi cura dei bambini, pare con passaporto italiano, mentre alcuni minori sarebbero stati in possesso di passaporti croati.

Coinvolta un’agenzia della Polizia Ue

Ma chi sono, quei misteriosi bambini? Le informazioni sono scarsissime, perché il caso è così «sensibile» da consentire solo la pubblicazione di notizie essenziali, hanno spiegato le autorità bosniache, che hanno addirittura fatto appello ai media, per bocca del capo della polizia di Brčko, Goran Pisić, ad «avere comprensione» in considerazione della «delicatezza del complesso caso». L’inchiesta però riguarda un caso certamente complicato. Lo conferma, tra le altre cose, il rapido coinvolgimento dell’agenzia di polizia Ue, Europol per un’indagine che, con alta probabilità, non riguarderà solo la Bosnia, ma anche Paesi stranieri. Indagine, ha confermato ieri il procuratore Radmilo Ivanović, che verte in particolare sul crimine di «traffico di bambini, per il quale la pena è di dieci anni».

Gli arresti

Ivanović ha anche fatto sapere che la magistratura indaga anche su altre persone, arrestate nei giorni scorsi sempre in Bosnia, con il sospetto che siano «i genitori» naturali o «parenti» dei bimbi recuperati a Brčko. Bimbi, ha poi svelato Ivanovic, che vivevano in «condizioni igieniche» precarie nella casa degli orrori, alcuni «avevano parassiti». E ancora oggi i minori «non sono stati identificati», mentre su alcune ragazzine «sono stati compiuti esami ginecologici». Nel frattempo, sui social lo sconcerto e l’indignazione accendono gli animi, con utenti che chiedono pugno duro contro i presunti trafficanti, altri che suggeriscono scenari foschi – bambini usati per loschi traffici – altri ancora che chiedono di indagare sull’identità dei più piccoli, magari per risolvere “cold case” di bambini scomparsi.

Bambini sfruttati

C’è anche un’altra ipotesi, tuttavia, meno drammatica. I media locali hanno suggerito che i bambini sarebbero stati affidati dai genitori naturali ai “custodi” della casa in cambio di somme di denaro, prima di emigrare per periodi più o meno lunghi in Italia e altri Paesi Ue, forse non per lavoro, ma per chiedere l’elemosina. Anche svariati vicini hanno confermato, parlando di una sorta di «asilo» privato – e illegale – dove i bimbi venivano lasciati volontariamente in custodia. Al contempo non mancano voci che suggeriscono che i bambini sarebbero invece stati usati, una volta cresciuti, appunto per chiedere la carità nelle strade delle grandi città europee da un “clan” specializzato. Luce sarà fatta dalla magistratura. 

 

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