Nel Matese è la giornata dei francesi
A Bocca della Selva vince Valentin Paret-Peintre, Bardet risale in classifica. Pogacar per un giorno lascia fare: “Un grande giro si vince anche con la calma”
CUSANO MUTRI. Un anno fa suo fratello Aurelien aveva vinto al Lago Laceno, ieri è toccato a lui, Valentin Paret Peintre, 23 anni della Decathlon. Che invece ha trionfato a Bocca della Selva, spettacolare, ma non impossibile, salita nel Matese dopo una bella fuga da lontano e una vera e propria battaglia con due tra i cercatori di gloria della giornata, Romain Bardet (Dsm) e Jan Tratnik (Visma), che dimostra come gli sloveni non siano solo Pogacar, Roglic e Mohoric.
Esulta al traguardo, dopo che il sole aveva spazzato via la pioggia, Valentin, esulta poco dopo il fratello Aurelian, anche lui alla Decathlon, anche lui intrufolatosi nella maxi fuga.
Su, diciamolo, togliamoci via il dente. E poi il dolore: avessimo in Italia due corridori come i fratelli Paret Peintre.
Invece li ha la Francia, che martedì al Giro ha vissuto una giornata di gloria perchè col secondo posto Bardet è riuscito anche a rientrare in classifica. Dopo le tappe piemontesi aveva sul groppone da Pogacar quasi 8 minuti, ieri ne ha recuperati oltre tre, ora è a 4’57” dalla vetta, ma, a conti fatti, e vista anche la grande esperirenza nelle corse a tappe e il palmares, è di nuovo in piena lotta per un posto sul podio.
Insomma, la tappa nel Matese, terra degli orgogliosi Sanniti, non è stata affatto banale. Ed è una cosa meravigliosa perchè quassù il Giro era atteso in maniera spasmodica.
Dovevate vederli i paesini sulla salita finale addobbati con striscioni, palloncini rosa a ltro. Giovani (tanti, anche orgogliosi a presidiare le strade con la pettorina di volontario civico) e anziani al lavoro per accogliere la carovana.
Anche per loro i corridori, dopo aver rifiatato ed essersi rifatti gli occhi nel golfo di Napoli e alla partenza da Pompei, hanno dato spettacolo.
Con il re sloveno Tadej Pogacar (Uae) che sembra essere entrato in modalità Tour de France: della serie, amministro il vantaggio in attesa di dare altre legnate ai rivali e comincio a pensare alle battaglie di luglio. Riflessivo: «Abbiamo lasciato andar via una fuga, per vincere un grande Giro bisogna anche avere pazienza. Ci attaccheranno, ma siamo pronti».
Così ecco, sulla salita di Camposauro, 80 km dall’arrivo, il via libera a una fuga a 27, dopo che ci avevano provato Simon Clark (Ef) e il friulano Alessandro De Marchi (Jayco), che un anno fa erano stati raggiunti a Napoli a 200 metri dal traguardo. Tra i fuggitivi (meno male) tanta Italia: tra gli altri il vicentino Filippo Zana (Jayco), anche lui rientrato nella top ten, Andrea Bagioli (Lidl Trek), l’altro vicentino Marco Frigo (Israel) e il vecchio Domenico Pozzovivo (Bardiani).
Nel finale attacca Tratnik, sente il sapore della vittoria, ma lo infilza a 2 km dall’arrivo Peintre. «È stata una grandissima giornata, un anno fa qui ha vinto mio fratello, adesso è toccato a me. Sono della zona di Chambery, ve la consiglio per le vacanze».
La classifica generale? Detto di Bardet, che ora ripunta al podio, va segnalata un’altra bella prova di Antonio Tiberi. Per lui la Bahrain, e in particolare Damiano Caruso, hanno tirato a lungo sulla salita finale. L’obiettivo era anche quello di staccare il leader della maglia della classifica dei giovani, Cian Uijtdebroeks (Visma) e qualche secondo il corridore belga l’ha infatti perso. Ma il vero obiettivo del giovane italiano deve essere un posto sul podio. Può farcela eccome.
Attenzione: ieri 4 ritiri in gruppo, tra cui quello del velocisita olandese Olav Kooij (Visma), che domenica aveva battuto Jonathan Milan (Lidl Trek, sempre in maglia ciclamino) a Napoli. Martedì non ci sarà nella quotatissima volata di Francavilla al Mare. Gira un virus. Il Giro è pieno di insidie: una è quella di ammalarsi.
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