Da Bergamo al Porto Vecchio di Trieste: un giorno al Chorus Life, il modello di quartiere targato Costim
Viaggio all’interno del nuovo distretto appena inaugurato dalla società che si propone di riqualificare l’antico scalo triestino. Nel caso di Bergamo è stata rigenerata l’ex area industriale Ote e recuperata una zona di oltre 70 mila metri quadrati: un progetto replicabile, ma che dovrà adattarsi a Trieste e soprattutto al suo mare
Frecciarossa Trieste-Milano delle 6, primo cambio a Mestre, secondo a Brescia, nella coltre di nebbia. Arrivo a Bergamo alle 10.54. Fuori dalla stazione, alla pensilina dei bus, due bambini restituiscono lo sguardo da un cartellone pubblicitario. “Chorus Life è di tutti noi, viviamolo assieme”.
Chorus Life, il nuovo smart district inaugurato a Bergamo il 20 novembre scorso dalla famiglia Bosatelli e sviluppato da Costim, la stessa società che si propone di riqualificare il Porto Vecchio di Trieste, è a meno di otto minuti di distanza. Fulvio, il tassista, dice che è la prima volta che ci accompagna qualcuno. «Mi dicono che dentro è come su una nave», racconta porgendomi il pos. «Fanno dieci e trenta».
Il primo impatto
A colpire di primo impatto sono soprattutto le proporzioni. Bergamo bassa è bassa. È fatta di mattoni e villette bifamiliari, ex stabilimenti tessili trasformati in piccoli supermercati tra via Bianzana e via Serassi. Chorus Life invece si estende per 70 mila metri quadrati e si slancia in alto con ponti e arcate, spazi così grandi che i suoi visitatori sembrano sparire. Hotel, residence, un’arena e una spa. Materiali moderni, con prevalenza di vetro. Boschi verticali e architetture firmate Joseph Di Pasquale.
Il check-in in albergo è alle 14, ma la camera è pronta già alle 11. Il prezzo per una doppia è di 143 euro. Il lusso è assicurato dall’insegna Radisson Blu, che a Chorus Life ha aperto 107 stanze: letto matrimoniale, maxi schermo, doccia walk-in. Balcone con vista sulla piazza commerciale. «Abbiamo inaugurato meno di un mese fa», racconta la receptionist passandomi la smart card.
Tecnologia al centro
A Chorus Life la tecnologia è centrale. Tutto è stato sviluppato da Costim con le sue controllate Impresa Percassi, Elmet e Gualini. Il know-how di Gewis, sempre nel cosmo di Polifin, holding dei Bosatelli, si ritrova nelle soluzioni tecnologiche presenti in tutto il distretto: illuminazione automatica del verde, videosorveglianza intelligente, chiavi elettroniche per azionare gli ascensori.
Totem digitali e Mariah Carey danno il benvenuto all’inizio del boulevard principale. L’intera area è pedonalizzata, con percorsi ciclabili interconnessi tra le due piazze, che in questo periodo ospitano mercatini di Natale. Il freddo è pungente e i curiosi sono pochi, almeno nel primo pomeriggio.
«Il primo weekend era pieno di persone, abbiamo lavorato no-stop: poi il pubblico è un po’ calato», racconta Tommaso, impiegato di Fancytoast, franchise presente a Chorus Life con un truck provvisorio in attesa di trasferirsi nella shopping gallery.
I pannelli rimandano alla presenza di 10 mila metri quadrati di fori commerciali, ma i locali che troviamo aperti sono solo sei: Decathlon, Arcaplanet, Dm, Ovs, Rossopomodoro e Doppio Malto. «Il quartiere sta ancora ingranando», precisa Tommaso, scaldando un burrito vegan. «Ma per com’era prima qui, per noi resta un salto di qualità».
Importante intervento di rigenerazione urbana
L’Eco di Bergamo parla del più importante intervento di rigenerazione urbana realizzato in città negli ultimi anni, che ha permesso di riqualificare l’ex area industriale Ote e convertirla in un nuovo comparto urbano, sul tracciato della tranvia della val Seriana e del collegamento Teb della val Brembana. L’investimento privato è stato di 500 milioni, impiegando oltre 2 mila persone e generando un indotto sul territorio per un miliardo. In futuro si stima che Chorus Life possa creare 500 posti di lavoro.
«Prima qui era un’industria dismessa: ci dava malinconia, nessuno voleva mai venire a trovarci», racconta Consuelo Micheli, venuta a curiosare il cantiere della nuova spa da 8 mila metri quadrati. La struttura, impacchettata da un maxi “coming soon”, verrà inaugurata in autunno: sarà la più grande della Lombardia. «Per noi è un’occasione», dice.
Negozi e appartamenti
In programma c’è, a breve, l’apertura di altri quattro marchi, un nido di infanzia e un baby parking. Poi inizieranno ad affittare i 74 appartamenti del residence, tutti arredati in stile contemporaneo, dotati di domotica e impianti energetici hi-tech. I prezzi vanno dai 1.600 euro al mese per un bilocale ai 2.400 per un trilocale, con possibilità di aggiungere al canone kit e servizi bonus.
Il quartiere inizia a popolarsi al tramonto. Il sole si riflette sulla facciata dinamica della nuova Chorus Life Arena: 15 metri di altezza per 200 di lunghezza rivestiti da tesserine di alluminio che si muovono con il vento. Il palazzetto, gestito dall’australiana Asm Global, può ospitare fino a 6.500 persone ed è pensato come uno spazio polivalente per convention, eventi sportivi e concerti.
«Il progetto andava avanti da anni, ma ne ho sentito parlare solo nell’ultimo periodo, quando la nostra squadra di volley si è trovata con la necessità di nuovi spazi», racconta Jessica Zambelli, ammirando l’arena. «È un’opportunità per tutta la zona: qui, prima, ci passavano solo due strade».
Un percorso lungo 9 anni
Il primo party si è tenuto il 20 novembre scorso, inaugurazione di Chorus Life. Il percorso, durato nove anni, non è stato privo di difficoltà e andava festeggiato. Il Covid, le guerre, l’inflazione hanno richiesto una revisione dei costi e vari slittamenti rispetto ai primi annunci dei Bosatelli, che sognavano di inaugurare già nel 2022. Nel frattempo la struttura societaria è cambiata: un anno fa Polifin ha acquisito il cento per cento di Costim, a sua volta diventata azionista unica di Impresa Percassi.
Tutta l’operazione è stata passata ai raggi x, con pareri contrastanti. “Ecomostro”, “quartiere per ricchi”, dove i parcheggi costano 1,80 euro l’ora. Il paragone con City Life, capace di sprovincializzare la bassa, o con i più virtuosi progetti mitteleuropei di rigenerazione urbana, inclusiva e sostenibile. Alla fine Chorus Life è diventato realtà. I capannoni dismessi sono stati abbattuti, i terreni bonificati e piantumati con 15 mila metri quadrati di verde. L’area ex Ote, per anni disabitata, è tornata in vita: oggi è popolata almeno fino a mezzanotte, fin quando è aperta la pizzeria.
Il mattino dopo nella hall del Radisson Blu si incontrano manager e imprenditori, una famiglia di turisti. Il ristorante offre una colazione all’americana per un extra di 25 euro. Chorus Life è silenziosa. Due ragazze fanno jogging lungo i viali, i bambini pattinano sulla pista di ghiaccio. Il treno di ritorno a Trieste è alle 11.02, e per la tratta tra Milano e Mestre Trenitalia segnala possibili ritardi o cancellazioni. Il taxi si ferma all’ingresso dell’hotel, tra la circonvallazione e via Domenico Bosatelli. Bruno, il tassista, riproduce un brano da “Il favoloso mondo di Amélie”. «È la prima volta che vengo a prendere qualcuno qui».
Un progetto da adattare a Trieste e al mare
«Chorus Life è molto più della realizzazione di un progetto: è visione, idea», diceva il 20 novembre scorso Fabio Bosatelli, presidente di Gewis e Polifin, holding che controlla Costim, durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo smart district di Bergamo. Luci blu pulsanti, video emozionali e un mega party da 500 invitati consegnavano alla città il risultato del più importante intervento di rigenerazione urbana degli ultimi anni.
Chorus Life è soprattutto un modello replicabile. Il concetto dei Bosatelli è di esportare il know-how sviluppato a Bergamo, le competenze e i principi alla base del nuovo quartiere in altre realtà urbane, per poi adattarli e declinarli in relazione alle caratteristiche dei diversi territori.
Costim, ad esempio, ha recentemente presentato con Sea il Linate airport district, un progetto di rigenerazione urbana che con 130 milioni di euro trasformerà l’area adiacente all’Aeroporto di Linate in uno smart district connesso all’Idroscalo. Un altro progetto riguarda la riqualificazione degli ex Cantieri navali Rodriquez: 150 milioni per ridisegnare 600 metri del waterfront di Pietra Ligure. Il terzo progetto in pipe line è quello del Porto Vecchio di Trieste, dove il project financing di Costim è stato approvato da un Consiglio comunale mezzo vuoto (il centrosinistra uscì dall’aula) e attende ora l’indizione del bando di gara, secondo i criteri del partenariato.
Trieste non è Bergamo
Trieste non è Bergamo, e Porto Vecchio non è l’ex Ote, un contenitore vuoto che Costim ha riempito con un qualcosa che prima, semplicemente, non c’era. I magazzini sdemanializzati dello scalo, testimoni del passato asburgico della città e vincolati dalle Belle Arti, non sono i capannoni alle porte della val Seriana, abbattuti con il sollievo dei bergamaschi stufi di vivere attorno a un’area marginalizzata. E a Bergamo non c’è il mare.
L’ad di Costim Davide Albertini Petroni rassicurava al Piccolo, il 17 ottobre scorso: nel caso in cui Costim dovesse aggiudicarsi la gara, per Porto Vecchio «non si interverrà – diceva – tanto nell’architettura, quanto nella valorizzazione degli spazi. I viali, le aree verdi e l’affaccio sul mare diventeranno gli elementi distintivi del progetto, aperti e pensati per la collettività». Costim (contattata dopo il nostro soggiorno a Bergamo) al momento preferisce non rilasciare altre interviste, vista la procedura pubblica in corso.
Progetti simili per filosofia
I due progetti sono simili, non per portata né per estensione – 620 milioni (stimati) per 66 ettari a Trieste contro 500 milioni (finali) per 70 mila metri quadrati a Bergamo – ma per la filosofia, contenuti di base, principi imprenditoriali.
Nei magazzini del Porto Vecchio Costim prevede due hotel a quattro e cinque stelle, uno studentato, appartamenti “built-to-rent” (ovvero costruiti per essere affittati), parcheggi, negozi e ristoranti. Moli e costa saranno trasformati in marine, una spa. Investimento privato e interesse (in parte) pubblico.
Ma Trieste, affacciata sul mare e amministrata dal centrodestra, non è Bergamo, incuneata nella pedemontana e da dieci anni guidata dal centrosinistra. Ad avviare i cantieri di Chorus Life c’era Giorgio Gori, al taglio del nastro Elena Carnevali, entrambi del Pd.
Meno divisioni e scetticismo
Chorus Life non ha un posizionamento politico. Eppure, a differenza di quanto sta accadendo nella nostra città da quando la giunta di Roberto Dipiazza ha approvato il project di Costim, il 29 luglio scorso, a Bergamo la proposta dei Bosatelli non ha incontrato le stesse divisioni, lo stesso scetticismo che a Trieste. Questo perché l’ex Ote, un’area svuotata dall’impoverimento industriale di Bergamo bassa e per anni ostaggio di norme urbanistiche superate, non è Porto Vecchio, da generazioni considerato la grande opportunità di Trieste. Il luogo dove avrebbero dovuto approdare Generali e Fincantieri, investitori americani e magnati austriaci. A Bergamo non c’era altrettanto da perdere.
Chorus Life è un modello replicabile, «è molto più della realizzazione di un progetto: è visione, idea», diceva Bosatelli, patron di Polifin e Costim. Ma andrà resa un’idea replicabile, anche a Trieste.
Riproduzione riservata © Il Piccolo