Corrado Augias racconta la sua Instanbul «una delle città eterne»

di ROBERTO CARNERO È iniziato da Roma il viaggio che ha portato Corrado Augias a Istanbul, e, poi, a scriverci sopra un libro: “I segreti di Istanbul. Storie, luoghi e leggende di una capitale”...
Di Roberto Carnero

di ROBERTO CARNERO

È iniziato da Roma il viaggio che ha portato Corrado Augias a Istanbul, e, poi, a scriverci sopra un libro: “I segreti di Istanbul. Storie, luoghi e leggende di una capitale” (Einaudi, pp. 270, euro 20,00). Perché a Villa Borghese c'è la casa-museo dello scultore Pietro Canonica (1869-1959), in cui sono conservati i calchi in gesso delle sue statue, tra cui quella di Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna e laica, collocata a Piazza Taksim. Del resto il legame tra Roma e Costantinopoli è dato anche dal fatto che, se la prima è stata la capitale dell'Impero d'Occidente (fino alla caduta di quest'ultimo, 476 d.C.), la seconda è rimasta molto più a lungo la capitale dell'Impero d'Oriente (fino alla presa della città ad opera di Maometto II, nel 1453).

Dunque era inevitabile che un italiano come Augias fosse portato a guardare l'antica Costantinopoli con gli occhi di un occidentale. Ma si è subito sforzato di compiere un passo successivo: «Volevo a tutti i costi liberarmi dai cliché esotici ed esotistici, evitando di raccontare soltanto di bagni turchi, harem e moschee blu. Ho lavorato sodo per due anni, con frequenti soggiorni a Istanbul, facendomi guidare da un giovane e preparatissimo studioso locale, per giungere a offrire ai miei lettori un'immagine inedita e sorprendente di questa città».

Augias, dal suo libro quale visione ha voluto far emergere di Istanbul?

«Quella di una città stratificata, in cui gli elementi greci, romani, islamici e moderni si intrecciano e si sovrappongono. Per certi versi potremmo paragonare questa stratificazione di epoche e periodi diversi a quella che caratterizza Roma».

È inevitabile, parlando di Istanbul e della Turchia, affrontare il tema di quanto sta succedendo oggi con la dura repressione messa in atto dal presidente Erdogan dopo il fallito colpo di Stato che ha cercato di spodestarlo. Oltre che della volontà di assicurare il proprio potere, da parte sua si tratta, come a molti osservatori sembra, di un tentativo di re-islamizzare la società turca?

«Erdogan non rinnega apertamente Atatürk, perché quest'ultimo è il padre della patria, della Turchia moderna, e come tale è intoccabile. Però di fatto questo presidente sta facendo di tutto per porre fine alla società laica voluta da lui. Questo temo sia frutto di un calcolo politico, più che di un convincimento religioso: islamizzare il Paese significa ottenere sostegno dagli altri Stati musulmani. Da un secolo in maniera più forte, ma forse da sempre, la Turchia è infatti una nazione sospesa tra due mondi: Oriente e Occidente, Asia islamica ed Europa cristiana».

Alla luce dei fatti recenti, crede sia stato un errore non aver ammesso a suo tempo la Turchia nell'Unione Europea?

«La richiesta di entrare nell'Ue aveva una sua base, ma è anche vero che, accanto a una punta proiettata verso l'Europa, geograficamente la Turchia ha il grosso del suo corpo piazzato in Asia: l'Anatolia è dove risiede la maggior parte della popolazione del Paese. Però è anche vero che se la Turchia fosse entrata nell'Unione, oggi Erdogan non potrebbe dire che probabilmente nel Paese verrà introdotta la pena di morte, perché i vincoli europei glielo avrebbero impedito».

Pensa che la pena capitale verrà ammessa davvero?

«Erdogan dice: "Se il Parlamento lo deciderà". Ma quale ipocrisia! Chi, infatti, oggi controlla il Parlamento turco se non lui e il suo partito?».

Perché vale la pena andare a Istanbul?

«Perché insieme a Roma e a Gerusalemme è una delle tre "città eterne" che abbiamo nel mondo. Nell'antichità sono state importanti anche altre città, come Atene, Antiochia, Alessandria d'Egitto, ma poi sono decadute. Le prime tre, invece, hanno mantenuto nei secoli la loro centralità. E poi aggiungo solo che lo stesso cristianesimo, in qualche modo, è nato in Turchia. San Paolo era di Tarso, in Cilicia, Asia Minore, oggi Turchia. Parte cospicua delle stesse radici di noi europei vengono da lì, e Istanbul testimonia ancora tutto questo».

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